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ROMANIA
 
 
" Bucovina e Maramures "
Un viaggio, lungo le strade di una Europa dimenticata dal tempo, in una nazione, la Romania, che in pochi decenni ha fatto grandi sforzi per liberarsi della pesante eredità del regime di Ceausescu. Una terra autentica, bella paesaggisticamente, ricca di storia e di leggende, importante crocevia culturale che da una parte guarda all’occidente, di cui ha sempre avvertito il fascino, e dall’altra al rigore della chiesa ortodossa.
Dalla campagna dai ritmi antichi, dalle chiese fortificate e dalle cittadelle medievali della Transilvania, agli affreschi dei monasteri della Bucovina, seducenti nei loro fantastici colori, dove i dipinti sulle pareti delle chiese si presentano come un testo sacro; alle chiese lignee ed ai villaggi del Maramures, in cui il mondo rurale vive ancora di una vita semplice e dove durante le feste, uomini e donne indossano gli abiti tradizionali, come abbiamo potuto ammirare in occasione dei festeggiamenti della Pasqua ortodossa e dell’Udatoriu.



Giovedì 30 marzo - Partiamo da Borgosesia in una giornata nuvolosa. Il traffico scarso fino a Milano, diventa sempre più intenso spostandoci verso il Veneto. Dopo aver perso oltre un’ora a causa di una coda di sette chilometri per un incidente tra Verona e Soave, solo alle 19 arriviamo a Palmanova; una passeggiata alla sempre bella piazza Grande e trascorriamo la notte all’area riservata ai camper di via Pasqualigo.

Venerdì 31 marzo - Ripartiamo sotto un cielo molto nuvoloso e subito ci imbattiamo in un traffico sostenuto, soprattutto di mezzi pesanti, sia in A4 che sul raccordo autostradale di Trieste. Entriamo in Slovenia dal valico di Basovizza ed utilizzando la viabilità ordinaria raggiungiamo la frontiera croata. Qualche chilometro prima di Rjieka entriamo in autostrada, così evitiamo l’attraversamento della città e nel contempo ci ritroviamo già sull’autostrada A6 che dal mare sale rapidamente verso la dorsale montana, che affrontiamo immersa in nuvole basse e nebbia fitta. Superato il valico grazie al tunnel di Tuhobic pur continuando a piovere, nebbia e nuvole si dissolvono; aggiriamo Zagabria e proseguendo sulla A3 con il tempo in costante miglioramento, oltrepassiamo Nova Gradiska e Slavonski Brod. Il traffico è ovunque scorrevole con poche auto ma tanti autocarri che formano, al valico di frontiera di Lipovac una coda di svariati chilometri. Dopo aver impiegato più di mezz’ora per superare i controlli doganali, entriamo in Serbia; il traffico è molto scarso e lasciata l’autostrada a Ruma, percorriamo il breve tratto che ci separa dal monastero di Krusedol. Al nostro arrivo, troviamo la porta della cinta muraria ancora aperta; proviamo ad entrare. Il monastero è deserto, la chiesa chiusa ed i monaci in refettorio per la cena.

Sabato 1 aprile - Dopo una notte di pioggia che abbiamo trascorso con altri due camper nel parcheggio antistante, approfittando di un momentaneo miglioramento del meteo, entriamo nel monastero per cercare di visitare la chiesa che presenta un interno affrescato. Purtroppo la troviamo nuovamente chiusa; ad una monaca che vediamo nel cortile, chiediamo informazioni: ci dice che verrà aperta a mezzogiorno. E’ troppo tardi per noi: ci rimettiamo in viaggio. Con la pioggia, a volte battente che ci accompagna per l’intera giornata, attraversiamo i grandi appezzamenti coltivati della Vojvodina. In un alternarsi di estese coltivazioni e piccoli villaggi contadini ci dirigiamo verso il confine rumeno; il controllo dei documenti sia alla frontiera serba che a quella rumena va un poco per le lunghe con l’ispezione del camper da parte dei doganieri, più per loro curiosità, essendo questo un posto di transito secondario. Superata Jimbolia ci dirigiamo alla prima meta di questo nostro viaggio in Romania: Timisoara, la città da cui è partita la rivoluzione del 1989 contro Ceausescu. Parcheggiato il camper in un parcheggio sorvegliato a pagamento ci rechiamo a visitare il centro città. Raggiungiamo prima piazza Libertatii dove è stato allestito un mercatino con oggetti artigianali rumeni a tema pasquale e quindi attraversata la lunga piazza Victoriei andiamo a visitare la chiesa metropolitana ortodossa, costruita nel secolo scorso in uno stile ispirato all’arte bizantina che ricorda i monasteri della Bucovina. Ritornati sui nostri passi risaliamo fino a piazza Unirii, la piazza più pittoresca di Timisoara, grazie alla presenza delle chiese cattolica e serbo-ortodossa situate una di fronte all’altra. Visitiamo la bella chiesa serbo-ortodossa mentre la cattedrale cattolica costruita alla metà del XVIII° secolo, per celebrare la liberazione della regione dal dominio turco da parte dell’impero austro-ungarico è chiusa per restauri. Anche molti palazzi del centro storico sono in restauro, interi edifici sono coperti dai teli che nascondono i ponteggi, mentre qualche dimora già restaurata appare in tutta la sua bellezza. Dopo essere passati anche dal mercato all’aperto in Coriolan Brediceanu, lasciamo il parcheggio ed attraversata la periferia della città, percorrendo la DN 6 raggiungiamo Sarmizegetusa.

Domenica 2 aprile - Lasciato il parcheggio della pensione, un semplice prato, che come il camping sono ancora chiusi per la pausa invernale, scendiamo in paese e transitando davanti al sito archeologico con rovine romane in cui sono in corso lavori di scavo, raggiungiamo il vicino villaggio di Densus, dove ci rechiamo a vedere la minuscola ma molto bella e caratteristica chiesa di San Nicola, in parte costruita con materiali provenienti proprio dal sito archeologico romano. Pezzi di antiche colonne e pietre con iscrizioni latine sono parte integrante dei muri perimetrali della chiesa, il cui interno, dove è in corso la funzione religiosa domenicale, è veramente minuscolo ed in parte affrescato. Risaliti in camper ci dirigiamo verso Hoteg per raggiungere attraverso aree agricole la città di Hunedoara. A piedi raggiungiamo il castello di Corvinilor, maniero costruito in stile gotico-rinascimentale all’inizio del XV° secolo su uno sperone roccioso al centro della cittadina, un tempo, una delle maggiori aree siderurgiche del paese. Purtroppo l’industrializzazione ha prevalso sul rispetto del patrimonio storico-culturale e così il castello si trova oggi circondato da fabbriche dismesse e da enormi casermoni; ciononostante ha mantenuto il suo fascino e grazie alle torri squadrate, alle torrette appuntite, al lungo ponte in legno che conduce all’ingresso scavalcando il fossato in cui scorre il torrente Zlasti mantiene un aura fiabesca e pur avendo pochi arredi la visita alle grandi sale interne si rivela comunque interessante. Ripartiamo utilizzando la strada 687, per raggiungere attraverso le colline, la valle del torrente Orastje dove si trova il sito archeologico di Sarmizegetusa Regia. Percorriamo a piedi sotto la pioggia l’ultimo chilometro per raggiungere la biglietteria ed addentrarci nel bosco e scendere al sito in cui si trovano le poche rovine della fortezza e dei templi costruiti dai Daci nel I° secolo A.C. e distrutte dai Romani. Ridiscesi dai milleduecento metri di altitudine del sito archeologico ci dirigiamo verso Alba Julia; per la notte ci fermiamo a Drambar dove c’è un’area sosta camper già aperta e funzionante anche se non del tutto terminata.

Lunedì 3 aprile - Con un cielo nero che minaccia pioggia ce la prendiamo comoda e verso le 10 percorriamo i pochi chilometri che ci separano dal centro di Alba Julia. Lasciato il camper in un parcheggio a pagamento a ridosso della cittadella, iniziamo la visita dalla cattedrale ortodossa, circondata da aiuole fiorite, per spostarci a quella cattolica di San Michele, che ci appare imponente ma spoglia. Percorrendo la via pedonale che attraversa la cittadella, passiamo accanto al Museo dell’Unione ed al prospicente palazzo della Sala dell’Unione, di fronte ai quali si trovano i busti di personaggi che hanno fatto la storia della Romania, per raggiungere, poco dopo, le mura settecentesche che con il loro perimetro a forma di stella proteggevano la città a cui si accedeva anche dalla porta con l’obelisco a ricordo dei martiri del 1784 e che nasconde, nel basamento del monumento in onore di Carlo VI d’Austria, la cella in cui venne rinchiuso uno degli eroi della rivolta. Lasciamo Alba Julia e viaggiando su strade secondarie che attraversano zone agricole e paesini caratteristici ci spostiamo a Sibiu. A piedi, sotto la pioggia, ci addentriamo nella area pedonale e ci dirigiamo alla cattedrale metropolitana ortodossa, dall’interno riccamente affrescato, per poi raggiungere piazza Huet su cui si erge la chiesa evangelica di Santa Maria e dopo essere transitati sul Ponte delle Menzogne, costruito in ferro battuto nel 1859 e così chiamato perché la leggenda vuole che il ponte abbia le orecchie ed ogni menzogna che ascolta potrebbe indurlo a distruggersi, approdiamo in Piata Mica (piazza piccola) circondata da palazzi del XVII° secolo e quindi in Piata Mare (piazza Grande), il cuore pulsante della città sin dal XV° secolo, su cui si affacciano alcuni degli edifici più importanti, tra cui palazzo Brukenthal fatto costruito alla fine del 1700 e che oggi trasformato in museo, ospita la collezione d’arte del suo proprietario, il barone Samuel von Brukenthal, la chiesa cattolica e la Torre del Consiglio. Con il perdurare della pioggia facciamo ritorno al camper, per spostarci ad una decina di chilometri, in collina, nel piccolo paese di Cisnadioara.

Martedì 4 aprile - Ci svegliamo sotto una coltre di quindici centimetri di neve, con la neve che ancora copiosa scende dal cielo. Ascoltando il consiglio del proprietario del camping e considerato che le previsioni prevedono ulteriori intense nevicate decidiamo di lasciare la collina e di scendere in pianura, portandoci dapprima a Sibiu per poi scendere ulteriormente e raggiungere Alba Julia, situata ad una altitudine di soli centosettanta metri, dove piove. Ci fermiamo nuovamente nell’area sosta di Drambar dove trascorriamo il pomeriggio in camper sotto una pioggia insistente.

Mercoledì 5 aprile - Pur essendo nuvoloso oggi non piove. Lasciamo Drambar per ritornare a Sibiu, sicuramente una delle più belle città della Transilvania ed approfittando delle migliorate condizioni meteo ritorniamo nel centro storico della città. Rifacciamo il giro delle piazze cominciando da Piata Mare dove entriamo nella chiesa cattolica romana, rivediamo le facciate di palazzo Brukenthal, del Municipio, della Casa Blu e degli altri eleganti edifici in stile gotico e barocco sui cui tetti ci sono lucernari incredibilmente somiglianti ad occhi socchiusi. Dopo essere stati in piazza Huet e passati questa volta sotto il Ponte delle Menzogne, raggiungiamo Piata Mica ed i resti delle mura con le torri Dulgherilor ed Oralilor. Lasciamo Sibiu proseguendo sulla DN 1 alla volta di Fagaras dove ci rechiamo dapprima a vedere la cattedrale Ioan Botezatorul, di recente costruzione, bella e scenografica, ma non ancora ultimata all’interno e successivamente l'imponente fortezza del XV° secolo, una delle meglio conservate dell’est Europa, che ospita nelle ristrutturate sale interne un interessante museo con costumi, opere d'artigianato locale e strumenti di tortura.

Giovedì 6 aprile - Nevischia quando lasciamo il parcheggio che costeggia il fossato del castello di Fagaras; decidiamo di rimetterci comunque in viaggio lungo la DN 1 che percorriamo fino all’incrocio con la DN 73 A, strada che attraversa una zona con colline completamente imbiancate di neve. Passiamo per Bran per vedere senza visitarlo il castello che la leggenda vuole di Dracula e per Rasnov, il cui borgo fortificato sulla cima di una montagna, lo vediamo transitando in paese. Proseguendo sulla DN 73 A strada che sale fino al passo di Paraul Rece ad oltre mille metri dove ci sono una quarantina di centimetri di neve, raggiungiamo Sinaia dove vorremmo visitare il castello di Peles. E’ una delle mete turistiche più visitate e pur essendo un giorno feriale non riusciamo a trovare un posto dove poter parcheggiare, tutti gli stalli sono occupati da autovetture ed autobus turistici; decidiamo di proseguire e di dirigerci a Brasov, la principale città della Transilvania. La temperatura è decisamente rigida e pur sotto un insistente nevischio ci incamminiamo per visitare il centro storico circondato dalle mura costruite nel XV° secolo e camminando in un intreccio di viuzze, tra facciate barocche e guglie gotiche raggiungiamo piazza Sfatului su cui si erge il palazzo omonimo costruito nel 1420, oggi simbolo della città. Vediamo le torri bianca e nera, passiamo a fianco della Chiesa Nera, cattedrale gotica famosa per la collezione di tappeti antichi, e passando per piazza Schei facciamo ritorno al parcheggio. Ci rimettiamo in viaggio; una breve sosta al castello di Ropea anch’esso in cima ad una collina e proseguiamo attraverso la campagna fino a Viscri.

Venerdì 7 aprile - Sotto il nevischio accompagnati da un vento gelido, attraversiamo il borgo rurale di Viscri, antico villaggio sassone costituito da basse case con le facciate dipinte a tinte tenui, per raggiungere la chiesa fortificata costruita sulla sommità di una collina nel XII° secolo. E’ molto particolare: presenta un interno molto semplice e povero ma al contempo caratteristico; costruita come chiesa cattolica divenne luterana solo dopo la Riforma. Saliamo anche su una delle torri da cui si ha una ottima vista sulle alture circostanti, visitiamo il piccolo museo rurale allestito nelle stanze ricavate nei bastioni e scendendo nel villaggio ci rechiamo a visitare una delle case del borgo, quella di proprietà di re Carlo d’Inghilterra. Nel primo pomeriggio ci spostiamo a Sighisoara, splendido borgo medievale fondato alla fine del XII° secolo e circondato da mura turrite in mattoni, che sorge sulla collina che domina la cittadina e che raggiungiamo salendo la scalinata coperta costruita a metà del XVII° secolo. Nella cittadella tanti bei palazzi su cui spicca la caratteristica e massiccia Torre dell’Orologio, del 1556, con statue in legno che si muovono allo scoccare delle ore.

Sabato 8 aprile - Partiamo in mattinata dal camping di Floresti per raggiungere il villaggio di Biertan dove sorge una monumentale chiesa fortificata circondata da tre fila concentriche di mura difensive che l’hanno resa una vera e propria roccaforte. Presenta un interno spoglio arricchito da una pala d’altare del 1500 ma di particolare interesse è anche la porta della sacrestia che proteggeva i tesori della chiesa grazie ad una incredibile serratura dotata di un complicato sistema formato da diciannove chiusure, premiata all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Dopo aver fatto un giro per il paese ci rimettiamo in viaggio. Percorrendo strade di campagna giungiamo a Sovata dove prendiamo la strada che passando per il passo di Bucin scende verso Gheogheni; tortuosa si snoda nel territorio montano dei Carpazi tra pinete ricoperte di neve. Attacchiamo quindi un’altra salita, più stretta della precedente che porta ai 1256 metri di Pasul Bicaz; una breve sosta al Lacul Rosu, riserva naturale, che deve il suo colore agli ossidi di ferro e la cui superficie è in parte ghiacciata prima di attraversare le spettacolari Gole di Bicaz, valico tra Transilvania e Moldavia, dove la strada molto stretta si incunea tra alte pareti di roccia calcarea. Scendiamo a Piatra Neamt e proseguiamo alla volta del monastero di Agapia che visiteremo domani.

Domenica 9 aprile - Ci muoviamo a piedi per raggiungere la chiesa all’interno del vicino monastero femminile dove è già in corso l’affollatissima funzione che celebra la Domenica delle Palme. Decidiamo di ritornare più tardi e nel frattempo di salire a piedi ad un altro monastero distante solo un paio di chilometri; ci incamminiamo attraverso il bosco, lungo una ripida strada sterrata, oggi fangosa per la neve in terra, che termina su una spianata su cui sorge il monastero di Agapia Veche, eretto intorno al 1650 e la cui chiesa è attorniata da basse costruzioni che ospitano le celle delle monache. Ritornati a valle, completiamo la visita del monastero di Agapia, ammirando le pareti della chiesa, che come quelle di Agapia Veche si presentano affrescate. Ci rimettiamo in viaggio; transitando da Targu Neamt vediamo la fortezza di Cetatea Neamtului, un maniero di cui sono rimaste le sole mura perimetrali. Proseguiamo per il trecentesco monastero fortificato di Neamt, il più antico della Romania, con la chiesa all’interno di un vasto cortile circondato da mura ed edifici, dove assistiamo al passaggio di un corteo funebre diretto al cimitero; il feretro ancora aperto è preceduto da un uomo che regge rami d’albero a cui sono appesi dei pani. Ci spostiamo a Voronet, nel cuore della Bucovina, la parte settentrionale della Moldavia, nella regione dei monasteri, autentici capolavori del Rinascimento romeno. Il monastero è bellissimo, sicuramente il più spettacolare, tanto che la tonalità dell’azzurro impiegato per gli affreschi è considerato unico al mondo. Gli esterni affrescati sono ancora in buone condizioni e quelli interni stupendi, dopo che gli accurati restauri hanno tolto il nerofumo delle candele, cosa che invece non è ancora avvenuta in quelli visti stamattina e che purtroppo appaiono ancora anneriti. Stupendo, su un intera parete esterna l’affresco del Giudizio Universale; un dipinto che coniuga l'arte bizantina con la vita reale, dove le trombe degli Arcangeli hanno la forma del corno dei pastori e le anime dei dannati hanno sembianze e turbanti dei nemici dell’epoca: gli ottomani. E’ poi la volta del vicino monastero di Humor di cui possiamo ammirare solo gli affreschi esterni in cui prevalgono tonalità rosse e marroni, essendo chiuso. Ci riproveremo domani, intanto attratti dal suono di corni saliamo alla vicina chiesa moderna. Sulla soglia due uomini con lunghi corni suonano ad intervalli regolari. Una donna ci sente parlare e ci chiede in italiano se ne conosciamo il significato. Rispondiamo negativamente. E’ una signora rumena che da trenta anni vive nel bresciano dove è arrivata da bambina al seguito della madre. Ci spiega che vengono suonati in occasione di un funerale ed avvisano la popolazione di un decesso. La signora ci invita ad entrare nella cappella dove è stata allestita la camera ardente con il feretro del padre defunto, illustrandoci la tradizione locale quando in una famiglia si verifica un lutto. Vediamo così la gente del paese venire a rendere omaggio alla salma portando una candela che viene donata ai parenti del defunto lasciando nel contempo una offerta in denaro; in cambio viene dato loro un grosso pane, un asciugamano ed un piccolo cero. La signora ne dona uno anche a noi, ed anche noi come da tradizione lasciamo un’offerta. Dopo una lunga chiacchierata ci congediamo e ritorniamo al camper.

Lunedì 10 aprile - Ci rechiamo nuovamente al monastero ma anche stamani la chiesa è chiusa. Ci rimettiamo pertanto in viaggio e dopo una sosta a Suceava, ci portiamo al monastero di Dragomirna. La chiesa in pietra del 1600, non affrescata esternamente, è all’interno di un complesso fortificato che presenta un camminamento sulle mura da cui si possono ammirare, da posizione privilegiata, la chiesa ed i giardini che la circondano. Ripartiamo; una breve sosta a Radauti, cittadina a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina e quindi ci dirigiamo a Putna, ad un altro bel complesso religioso simile a quello di Dragomirna, con la chiesa in pietra costruita all’interno del complesso fortificato e come sempre con interni affrescati molto suggestivi. Ci dirigiamo infine a Sucevita per visitare l’ultimo dei monasteri ad essere stato costruito e che ospita una bellissima chiesa con stupendi affreschi sia interni che esterni.

Martedi 11 aprile - Dopo essere saliti sulla collinetta a ridosso del monastero per ammirarlo dall’alto, paghiamo nuovamente il biglietto e ritorniamo all’interno per vedere una volta di più, noi unici visitatori, gli stupendi affreschi della chiesa costruita nel 1582, che al suo interno custodisce le tombe dei nobili moldavi che fondarono il monastero. Al termine della visita ci spostiamo ad Arborè per vedere la cappella di Sf. Ioan Botezarotul costruita nel 1503 a ridosso del cimitero ed affrescata esternamente come le chiese più celebri. Purtroppo è chiusa e non ci è possibile vederne l’interno e la parete esterna esposta alle intemperie è molto rovinata, non solo non si vedono più gli affreschi ma anche l’intonaco è sparito. Ci rimettiamo in viaggio, ripassiamo per Sucevita ed attraversando boschi e pinete percorrendo un bella strada di montagna valichiamo il passo Ciumarna a 1180 metri per raggiungere il monastero di Moldovita. E’ molto simile a Sucevita, solo lo spazio tra la chiesa, eretta nel 1532, e le mura che la racchiudono è inferiore. Anche le condizioni sono uguali, molto bella e ben conservata all’interno, dove colpiscono i vivaci colori della scena raffigurante l’Assedio di Costantinopoli mentre l’esterno ha la solita parete esposta agli eventi atmosferici senza più pitture leggibili. Ci spostiamo quindi a Ciocanesti dove visitiamo il museo etnografico e quello delle uova pasquali, in cui sono esposte uova, da quelle più piccole a quelle di struzzo, dipinte con disegni geometrici. Percorriamo quindi la valle del fiume Bistrita, superiamo i 1416 metri dell’innevato passo Prislop e scendiamo a Viseu de Sus.

Mercoledì 12 aprile - Lasciato il camper al parcheggio della stazione ferroviaria acquistiamo i biglietti per l’ultimo treno forestale a vapore d’Europa, la Mocanita, ferrovia a scartamento ridotto utilizzata oggi oltre che per fini turistici anche per il trasporto a valle del legname, che risale la valle del fiume Vaser. La partenza è prevista per le 9 e lentamente attraverso monti fitti di boschi costeggiando sempre il corso del fiume saliamo fino a Paltin dove dopo una sosta di oltre un’ora il convoglio fa ritorno a valle dopo una piacevole escursione in valli isolate e boscose. Ripreso il camper ci spostiamo a Bogdan Voda per vedere la prima chiesa lignea del nostro viaggio; siamo infatti entrati nel Maramures una delle regioni dove le tradizioni contadine si sono maggiormente preservate e dove tra il XVII° ed il XVIII° secolo si sviluppò l’architettura lignea. Forma d’arte che diede vita alle chiese della regione dagli alti ed aguzzi campanili. La troviamo chiusa per cui proseguiamo alla volta di Ieud: qui visitiamo la chiesa sulla collina, affrescata all’interno, bella, che troviamo aperta mentre la seconda chiesa la possiamo vedere solo dal cimitero che la circonda in quanto chiusa. Ci spostiamo a Barsana, al monastero delle monache, frequentato luogo di pellegrinaggio, che pur essendo di recente costruzione ha diversi begli edifici lignei. Molto interessante e ben organizzato il museo, con molti oggetti, icone ed arredi sacri provenienti da vecchie chiese oggi scomparse.

Giovedì 13 aprile - Lasciamo il campeggio, poco adatto ai camper, di Irina che si divide tra Maramures e la casa di Roma e subito ci fermiamo per vedere la bella chiesa lignea, che troviamo chiusa, di Barsana. Ci rimettiamo in viaggio e raggiungiamo Sighetu Marmatiei. Parcheggiamo in centro, nei pressi del Memoriale che ricorda le Vittime del Comunismo e ci rechiamo a visitare il museo ospitato nel palazzo che durante il regime di Ceausescu fungeva da tribunale e da carcere, in cui venivano rinchiusi i dissidenti appartenenti all’alta società. Nel 1950 vi furono incarcerati più di cento persone di spicco della società rumena provenienti da tutto il paese: ex ministri, accademici, economisti, militari, giornalisti, a cui si aggiunsero nei mesi successivi vescovi e sacerdoti. Era considerato “un’unità di lavoro speciale” conosciuto sotto il nome di “colonia Danubio”; in realtà un luogo di sterminio, riconvertito in carcere comune nel 1955 per essere definitivamente chiuso nel 1977. Una visita molto interessante: all’interno, le diverse sezioni divise per argomenti sono ospitate nelle piccole celle; due di queste sono rimaste come erano ai tempi in cui vi erano rinchiusi due personaggi di spicco nella lotta contro il regime comunista. Nel cortile interno l’opera di un artista locale intende invece rappresentare come il comunismo aveva arginato la vita di milioni di persone: è il gruppo statuario “il corteggio dei Sacrificati”, diciotto profili umani diretti verso un muro che chiude loro l’orizzonte. Nel pomeriggio ci spostiamo a Sapenta dove visitiamo il cimitero allegro le cui lapidi di legno intagliato, raccontano la vita delle persone defunte. Incisioni e dipinti che accompagnati da versi e strofe umoristiche ripercorrono la vita del defunto, illustrandone virtù e difetti. Ci rechiamo quindi alla abitazione-museo di colui che iniziò nel 1935 a scolpire le croci: Stan Ioan Patras. Vediamo le due stanze della piccola casa in cui viveva ed il suo laboratorio. Ultima tappa odierna il villaggio di Desesti dove ci rechiamo per vedere la chiesa lignea di Sfanta Parascheva. E’ in corso la funzione per il Giovedì Santo, per i rumeni è il giorno dedicato al ricordo dei defunti, che celebrano portando in chiesa, dolci e doni offerti in loro memoria.

Venerdì 14 aprile - Tra la gente che portando lumini e fiori si reca in visita alle tombe del cimitero, saliamo alla chiesa. Una signora ci apre la porta e ci invita ad entrare, consentendoci di ammirare, un volta di più, in tutta calma, l’interno affrescato che avevamo già avuto modo di vedere ieri sera al termine della funzione religiosa. Noi proseguiamo la visita dei villaggi distanti tra loro pochi chilometri, raggiungendo Sat Saturgat dove si trova un’altra chiesa lignea, del 1642, che ha la particolarità di avere un elegante portale di accesso molto lavorato. Anche qui il sagrestano ci apre la porta e ci esorta ad entrare affinché possiamo vederne l’interno; purtroppo le pitture murali sono molto degradate sia per l’annerimento dovuto all’uso delle candele che a causa dell’umidità essendo la chiesa utilizzata solo in occasione di particolari festività. Proseguiamo verso Hoteni: all’ingresso del paese vediamo una bella casa in legno. I proprietari Ana e Ioan ci invitano ad entrare, la casa è molto bella, arredata con oggetti d’epoca e con molto gusto. In salotto sono presenti molti strumenti musicali; Ioan ci racconta che ha suonato nell’orchestra del Teatro di Sibiu e che si è esibito in concerti in tutto il mondo. Ci racconta anche la storia della casa, edificio di centocinquanta anni fa che ha comprato da persone emigrate in Svizzera e che trovandosi in un altro villaggio è stata smontata per poi essere rimontata sul terreno di loro proprietà. Proseguiamo attraverso le colline verso Breb, dove passeggiando per le vie del villaggio in cui sono presenti diverse case tradizionali in legno con i caratteristici portali scolpiti, vediamo in un giardino delle vecchie pentole appese ai rami di un albero: è un'usanza locale per indicare la presenza di una “ragazza da maritare”. Ultima tappa la chiesa Josani di Budesti dove al nostro arrivo è in corso una funzione religiosa; tanti i fedeli in raccoglimento con lunghi ceri accesi in mano, sotto la pioggia, sul sagrato della chiesa.

Sabato 15 aprile - Risaliamo la valle del fiume Iza che ci regala begli scorci paesaggistici ed oltrepassato Glod, villaggio poco interessante sulla strada per Poienile Izei dove vorremmo vedere la chiesa lignea che troviamo chiusa, raggiungiamo Botiza, dove abbiamo l’opportunità di visitare gli interni della chiesa del 1694, aperta per un funerale. Quindi percorrendo strette e tortuose strade che attraverso campagna e boschi scavalcano i monti che separano la valle dell’Iza da quella del fiume Lapus, scendiamo a Suciu de Sus per raggiungere Targu Lapus e Surdesti. Lungo la strada facciamo una deviazione al villaggio di Plopis per vedere la piccola chiesa lignea costruita in mezzo a campi e fattorie sulla sommità di una collina in una posizione molto scenografica. Un paio di chilometri e siamo a Surdesti dove si trova una delle chiese lignee più belle del Maramures (oggi chiusa ma che potremo ammirare domani) costruita in una zona collinare tra campi e fattorie. Scendiamo quindi a Baia Sprie e percorrendo la tortuosa per i tanti tornanti, ma larga e ben asfaltata DN 18, saliamo al passo Gutai e facciamo ritorno a Desesti. Intorno alle 21.30 sentiamo battere sul simandro, la tavola di legno appesa all’esterno della chiesa, utilizzata nei monasteri della Bucovina per chiamare le monache alla preghiera. E’ una tradizione medioevale, risalente a quando gli ottomani invasero la Moldavia proibendo l’uso delle campane ed è anche il segnale che in chiesa ci sarà una funzione. Ci viene confermato che a mezzanotte si terrà la Messa di Resurrezione; alle 23 ci uniamo ai tanti fedeli che stanno sopraggiungendo e saliamo alla chiesa. All’aperto sul sagrato è stato allestito un altare e poco prima di mezzanotte ha inizio la funzione con il Pope che inizia a recitare i salmi; allo scoccare della mezzanotte varca la soglia della chiesa con una torcia accesa a cui i fedeli si avvicinano per accendere, a loro volta, le loro candele che dovranno essere riportate a casa senza che si spengano. E’ il segno che Cristo è risorto. Poi il Pope dà inizio alla processione che consiste in tre giri attorno alla chiesa seguito dai fedeli che cantano; quindi bussa alla porta della chiesa ed entra per la prosecuzione della cerimonia. E’ quasi l’una di notte, la celebrazione prosegue, noi ritorniamo al camper.

Domenica 16 aprile - Alle 8 sentiamo il sopraggiungere delle prime auto e quindi il nuovo richiamo dovuto al ticchettio del simandro, accompagnato questa volta anche dal suono delle campane della chiesa nuova che si trova poco lontano. Anche noi ci dirigiamo alla chiesa dove stanno sopraggiungendo molti fedeli con cestini ricolmi di cibo che vanno a disporre formando un grande cerchio nel prato attiguo a chiesa e cimitero. Ha inizio la cerimonia con lodi cantate e con il Pope che passa ad incensare i fedeli; poi, alla fine della funzione scoperto dai teli ricamati, il cibo contenuto nei cestini viene benedetto dal Pope che passa tra i fedeli. Al termine, ripresi i propri cesti, tutti fanno ritorno a casa. E’ ormai mezzogiorno ed anche noi, facciamo ritorno al camper. Nel pomeriggio lasciamo Desesti e percorrendo a ritroso la strada che attraverso il passo Gutai scende a Baia Sprie raggiungiamo Surdesti per essere già sul posto per la festa di domani. Il sopralluogo di ieri ci ha permesso di individuare dove poter parcheggiare il camper e sistematici nel parcheggio della chiesa andiamo a fare una passeggiata per il villaggio. Passando davanti ad una piccola casa di campagna veniamo invitati da quattro signori che stanno mangiando all’aperto a fermarci da loro; hanno lavorato per una quindicina d’anni a Napoli e a Carpi. Sono Daniela con Gabriel e Paolo con Ciprian. Ci offrono cibo e bevande e trascorriamo con loro il resto del pomeriggio.

Lunedì 17 aprile - Oggi a Surdesti è il giorno dell’Udatoriu, la festa del contadino più bravo del villaggio, colui che per primo ha iniziato i lavori nei campi dopo l’inverno e che viene scelto e nominato da un'assemblea scherzosa. La festa ha inizio dopo la celebrazione della funzione religiosa alla più imponente chiesa lignea affrescata del Maramures, costruita nel 1721 e dedicata ai Santi Arcangeli. Dopo giochi e scherzi, tra bevute e danze, il festeggiato viene portato su un carretto trainato da buoi mentre i musicisti danno il via ai balli in costume e ad una festa che si protrae per tutto il giorno. Noi rimaniamo fino alle 15 quando iniziamo il viaggio di rientro verso casa trasferendoci ad Oradea.

Martedì 18 aprile - Ci spostiamo a piedi per visitare la città: piazza Unirii, piazza 1° dicembre e calea Republici dove possiamo vedere i molteplici edifici dalle facciate in stile art nouveau o in stile architettonico secessionista viennese come Palazzo Moskovits edificato nel 1905. Ripreso il camper ci spostiamo a Timisoara che avevamo visto sotto la pioggia in una giornata grigia il primo giorno di viaggio. Ora con il sole i suoi palazzi risaltano al meglio; facciamo nuovamente un giro per il centro città per rivedere con tutt’altra luce ciò che avevamo già visto in precedenza. Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in cammino, oltrepassata Jimbolia raggiungiamo la frontiera con la Serbia. C’è poco traffico, in una quindicina di minuti riusciamo a sbrigare le formalità doganali e dirigerci nuovamente al monastero di Krusedol dove ci fermiamo per la notte.

Mercoledì 19 aprile - Giornata di trasferimento quella odierna, con lunghe tratte in autostrada e brevi tratti di viabilità ordinaria per attraversare Serbia, Croazia e Slovenia. Rientrati in Italia proseguiamo fino a San Stino di Livenza.

Giovedì 20 aprile - Ultimo trasferimento sotto una pioggia intensa e violenta che ci accompagnerà per tutta la mattina fino all’arrivo a casa.
 
 
 
 
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