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" La città della gioia "
Affascinante, straordinaria, sconvolgente.
Città di tutte le gioie e di tutte le miserie, Calcutta, è una metropoli in cui povertà, disperazione e caos convivono con immagini incantevoli
e monumenti straordinari. Una città, in perenne movimento, in cui mendicanti, sadhu, venditori ambulanti, lebbrosi, vacche sacre, autobus e
taxi si muovono in una confusione terrificante, fra coloro i quali hanno eletto quale propria dimora, la strada.
Questa era Calcutta nel 1998; una città che oggi, incarna, meglio di altre, una delle mille anime dell'India: quella intellettuale, artistica e
culturale. Ribattezzata Kolkata nel 2001, la città, capitale del Bengala occidentale, ha mantenuto inalterati negli anni, il suo fascino
sconvolgente e le sue straordinarie contraddizioni; qui convivono eleganza e miseria, edifici decadenti e monumenti straordinari. Pur essendo
la povertà una piaga ancora piuttosto diffusa, Kolkata è lontana dall'essere una deprimente baraccopoli. Gli insediamenti lungo i marciapiedi
di vie trafficate sono rimasti a ricordare la disuguaglianza che ha caratterizzato la storia della città come palazzi e monumenti coloniali delle
vie del centro testimoniano la bellezza di cui questa città è capace.
Domenica 2 ottobre - In una splendida ed assolata giornata autunnale, raggiungiamo
l'aeroporto di Milano Malpensa dove alle 14 ci aspetta l'Airbus A380 della Emirates diretto a Dubai. Dopo un volo estremamente confortevole
grazie ad un ottimo servizio di bordo, alle 22, atterriamo negli Emirati Arabi Uniti.
Lunedì 3 ottobre - Nel cuore della notte lasciamo l'aeroporto di Dubai a bordo di un
Boeing 777-300 e subito rimpiangiamo spazio e comodità, offerti dall'Airbus A380. Dopo un volo tranquillo, puntuali, atterriamo al Netaji
Subhas Chandra Bose International Airport di Calcutta. La lentezza, sia nelle operazioni di controllo dei passaporti che nella consegna dei
bagagli, pur con il solo nostro volo in arrivo, ci fanno perdere quasi due ore e solo pochi minuti prima delle 10, raggiungiamo il terminal,
situato a poche decine di metri dall'uscita, punto di partenza della navetta che collega l'aeroporto con la città. Il traffico è caotico;
fagocitati da una marea di autobus, minibus, autocarri ed autovetture che procedono a passo d'uomo, impieghiamo un'ora e mezza per coprire i
sedici chilometri che separano l'aeroporto da Esplanade. Raggiungiamo la vicina Sudder street e ci sistemiamo all'Hotel Golden Apple che
troviamo però in condizioni peggiori rispetto a quanto ci aspettavamo dalle foto viste su internet. Dopo una doccia ritemprante, siamo pronti
per affrontare il caldo afoso reso ancora più opprimente dall'elevatissimo tasso di umidità. A piedi attraverso quartieri sempre affascinanti
e pittoreschi, che a parte il traffico non sono cambiati molto rispetto a quanto avevamo visto quasi venti anni fa, raggiungiamo la Cattedrale
di St. Paul, costruita a metà del XIX° secolo sullo stile della chiesa londinese di St. Martin in the Fields. Restaurata più volte, presenta un
interno molto semplice, con sedie e scanni laterali e la sola parete che funge da abside, affrescata. Proseguiamo nella nostra passeggiata,
recandoci al Cimitero di South Park street, luogo di pace e silenzio, in cui è possibile ammirare, circondati da una vegetazione lussureggiante,
obelischi, piramidi e mausolei, di ogni forma e dimensione, risalenti all'epoca del Raj britannico, che ricoperti di muschio, ospitano le spoglie
di cittadini britannici deceduti lontano dal proprio Paese. Di spicco, tra le tombe ottocentesche di personaggi che hanno fatto la storia di
Calcutta, il monumento funebre di Job Charnock, il fondatore della città, e quello dedicato ai militari della Compagnia delle Indie che, nel
1756, persero la vita nel "Black Hole", la cella in cui vennero rinchiusi dopo essere stati catturati dall'esercito dell'allora governatore, il
nawab Siraj al-Dawlah. Da South Park street proseguendo su Acharya Jagadish road, raggiungiamo il Convento delle Missionarie della Carità; una
visita alla Casa di Madre Teresa ed alla semplice tomba bianca che accoglie le spoglie della Santa è d'obbligo. Passiamo per il piccolo museo in
cui le foto esposte ne raccontano la vita, per raggiungere la cella, che ospita i semplici arredi, un letto, un tavolo ed una scrivania,
utilizzati da Madre Teresa di Calcutta fino al giorno della sua morte, avvenuta il 5 settembre 1997.
Martedì 4 ottobre - Mentre Adriana rimane a letto, poco prima dell'alba esco dall'hotel,
per recarmi, percorrendo strade ancora deserte, al New Market di Lindsay street. Lo spiazzo antistante il mercato, una costruzione in mattoni
rossi risalente al 1874 è un dormitorio all'aperto; sdraiati a terra su semplici stuoie, decine di uomini: facchini che lavorano al mercato e
wallah-rickshaw, gli uomini cavallo. Entrato all'interno, mi sposto percorrendo corridoi deserti tra negozi ancora chiusi, verso l'Hogg Meat
Market, area riservata alle macellerie, dove nelle corsie interne, uomini, donne e bambini sono al lavoro per macellare agnelli e capre o
spiumare galline dopo averle immerse in recipienti con acqua bollente. Con il passare dei minuti, le vie adiacenti occupate da venditori
ambulanti che smerciano prodotti ittici, ortaggi e verdure cominciano a riempirsi di gente. Ritorno in hotel per uscire nuovamente con Adriana
ed in taxi raggiungiamo il ponte di Howrah, uno dei più trafficati al mondo, nelle cui immediate vicinanze, sulle rive del fiume Hoogly, si
tiene il multicolore mercato dei fiori di Mullick Ghat. Uno spettacolo assolutamente unico, ordinato e caotico allo stesso tempo, in cui senza
eccessivo clamore, tonnellate di fiori destinati alle offerte nei templi induisti della città, passano di mano a ritmi che contraddicono la
proverbiale lentezza indiana. Proseguiamo lungo Strand Bank road, per addentrarci nel quartiere di Jorabagan, punto di arrivo per svariate decine
di autocarri provenienti dalle diverse regioni del paese, che centinaia di persone scaricano a mano, depositando sacchi, ceste e scatoloni su
carretti di legno e bambù utilizzati per trasferire le merci nei depositi situati lungo il fiume. Continuiamo verso nord, lungo Strand road ed
in taxi raggiungiamo il quartiere di Kumartuli dove in piccoli laboratori, abili artigiani, i kumar, fabbricano utilizzando legno,
paglia e carta, le statue che ricoperte di argilla dipinta ed adornate con tessuti e lustrini arricchiscono i pandal, i padiglioni
provvisori eretti per l'imminente festa della Durga Puja celebrata in modo molto sentito e folkloristico a Calcutta e nel Bengala occidentale.
Nei vicoli del quartiere assistiamo al lavoro degli artigiani intenti a rifinire le opere commissionate, ormai sul punto di essere trasferite
nei tantissimi pandal edificati nei quartieri della città. In autobus raggiungiamo nuovamente la stazione di Howrah ed utilizzando la ferrovia
urbana, i cui binari corrono attraverso baracche di legno e cartone addossate l'una all'altra a ridosso della massicciata, dimore di una
variegata moltitudine di persone, facciamo ritorno a Sudder street.
Mercoledì 5 ottobre - Alle prime luci dell'alba con la città che lentamente sta
riprendendo le attività quotidiane, lasciamo l'hotel; il traffico, a quest'ora scorrevole, ci consente di raggiungere rapidamente l'aeroporto
Netaji Subhas Chandra Bose, dove, dopo aver affrontato un'interminabile coda al banco per la consegna dei bagagli, attendiamo la partenza del volo
Air India AI 729 per Guwahati, la più importante città dell'Assam.
Il resoconto da mercoledì 5 a venerdì 28 ottobre si trova nella sezione
India - Nagaland
Sabato 29 ottobre - Usciamo un poco più tardi del solito ed avviandoci lungo Park
street, raggiungiamo, dopo aver oltrepassato la Cattedrale di St. Paul, il Victoria Memorial, imponente edificio in marmo bianco, situato
all'interno del grande Parco del Maidan. Costruito nei primi anni del 1900, per commemorare il Giubileo di Diamante della regina Vittoria ed
aperto al pubblico venti anni più tardi, conserva al suo interno, i ritratti delle famiglie reali inglesi, litografie e documenti di interesse
storico che ripercorrono la storia coloniale della città. Completato il periplo della imponente costruzione, uscendo da uno degli accessi
secondari del parco ci rechiamo alla stazione della metropolitana di Rabindra, per raggiungere il quartiere di Kalighat. Un breve tratto a piedi
attraverso vicoli affollati e raggiungiamo il Kalighat Temple, diventato agli inizi del XIX° secolo, uno dei più importanti luoghi di culto
induista e meta ogni giorno di migliaia di persone. Ai soli fedeli è però consentito l'accesso al Sancta Sanctorum, il luogo dove è custodita
l'immagine della dea. C'è moltissima gente, siamo nel pieno dei festeggiamenti del Diwali, la festa della luce e delle lanterne che si protrae per
cinque giorni, ognuno dei quali rappresenta una storia divina, una leggenda o un mito. In ogni quartiere della città, nelle strade e nelle piazze,
sono stati eretti i pandal, costruzioni provvisorie in canne di bambù rivestite di stoffe multicolori che ospitano statue raffiguranti
la dea Kali; molte hanno un aspetto terrificante, dovuto al colore blu o nero del corpo, alla grossa lingua rossa, che rappresenta una delle sette
lingue fiammeggianti di Agni, il dio del fuoco, alla collana di teschi che ne cinge il collo, simbolo delle lettere dell'alfabeto sanscrito, ed
alle molteplici braccia, simbolo del suo potere, che servono per tenere lontano, spaventandoli, gli spiriti negativi. Nei pandal,
numerose sono le statue in suo onore, che spesso la raffigurano, nell'atto di sorreggere in una delle sue tante mani, la testa mozzata di un uomo
e a cui i fedeli offrono le puja, le offerte per propiziarsela. Dopo aver girovagato a lungo nei vicoli intorno al tempio, dove abbiamo
modo di assistere, nostro malgrado, alla decapitazione di alcune capre, sacrificate in onore dell'insaziabile dea, ci spostiamo nel quartiere di
New Market; anche qui, sono numerosi i pandal, le insegne luminose e le girandole di neon psichedelici che, quasi all'improvviso, quando
calano le tenebre, vengono accesi dando un volto nuovo, luminoso e colorato, alle vie della città.
Domenica 30 ottobre - Usciamo a piedi e risalendo Mizra Galib, la via che ospita il
nostro hotel e che attraversa il quartiere di Chowringhee, raggiungiamo il New Market; le vie adiacenti che la sera precedente erano occupate
dalle bancarelle degli ambulanti che vendono lumi, candele, oggetti dedicati alla festività del Diwali, sono ora occupate, come ogni mattina,
dai venditori di prodotti ittici, frutta, verdura e pollame. Camminando lungo viali semi-deserti ci rechiamo alla stazione della metropolitana di
Esplanade; dal pannello affisso all'ingresso scopriamo che nei giorni festivi, le corse cominciano alle 10; non ci resta che optare per uno dei
pochi taxi già in circolazione. Ci facciamo portare al tempio di Dakshineswar, uno tra i più importanti siti religiosi per i devoti alla dea Kali,
a Shiva e a Krishna. Costruito nel 1847, presenta in un ampio cortile interno, un tempio dedicato alla dea Kali attorniato da dodici templi
dedicati a suo marito, Shiva. Avendolo già visitato in occasione del nostro precedente soggiorno a Calcutta, rivolgiamo la nostra attenzione ai
tantissimi pellegrini diretti al tempio, rinunciando ad entrarvi per la ressa e l'interminabile coda dovuta ai fedeli giunti in occasione del
Diwali e per il fatto che bisogna lasciare ogni oggetto personale in un deposito, situato sul piazzale esterno, che non sembra essere molto
affidabile e sicuro. Ci dirigiamo al molo da cui partono i traghetti per Beleb Ghat e dopo mezz'ora di lenta navigazione sull'Hoogly, emissario
del Gange, a piedi raggiungiamo il centro religioso di Belur Math, complesso sorto sulle rive del fiume che tra curati spazi erbosi e giardini
orlati di palme ospita il tempio di Ramakrishna Mandir oltre a numerosi piccoli santuari, ispirati al filosofo indiano Ramakrishna, predicatore
dell'unità di tutte le religioni. E' da poco passato mezzogiorno e purtroppo ci viene negato l'accesso; giardini e templi non sono infatti
visitabili tra le 12 e le 16. Lasciamo Belur Math; per ritornare verso il centro della città non ci resta che portarci sulla Grand Truck road
dove c'è il terminal locale degli autobus urbani che fanno servizio per Howrah ed Esplanade. Raggiungiamo la stazione di Howrah e dopo un ultimo
sguardo al mercato dei fiori di Mullick Ghat, come sempre animatissimo ed affollato di gente, ci rechiamo al molo per prendere il ferry per
Babughat. Una decina di minuti di navigazione e sbarchiamo ai giardini di Eden gardens; attraversato il terminal degli autobus di Esplanade, ci
dirigiamo a Chowringhee dove è situato il nostro hotel.
Lunedì 31 novembre - Usciamo all'alba per vedere nuovamente il New Market di primo
mattino ma non troviamo l'animazione che avevo avuto modo di vedere nei primi giorni di viaggio; probabilmente la concomitanza con le festività
del Diwali, ha tenuto lontano molta gente; numerosi sono solo gli autocarri carichi di galline, verdure, e svariate altre merci, in attesa di
essere scaricati. Ci fermiamo fin verso le 8 e dopo essere rientrati in hotel, ci rechiamo alla stazione della metropolitana di Park street, per
raggiungere con il mezzo più comodo e veloce, il quartiere di Bara Bazar e l'adiacente Old Chinatown, un intricato susseguirsi di caotici e
suggestivi vicoli che costituiscono quello che un tempo era il vecchio quartiere cinese. Oggi abitato da musulmani è divenuto un immenso mercato;
la vista di palazzi coloniali e monumenti, è compromessa dalla presenza di bancarelle sommerse da una quantità impressionante di oggetti e dalle
centinaia di venditori ambulanti che espongono le loro mercanzie, invariabilmente tutte uguali, su teli posti a terra. Se a ciò, si aggiungono
carretti, risciò e facchini con carichi portati in equilibrio sul capo, ben poco spazio transitabile rimane all'incessante via vai di gente e a
chi vive nel quartiere, che utilizza i vicoli per le necessità di ogni giorno. Ci fermiamo alla Cattedrale del Santo Rosario, chiesa cattolica
portoghese risalente al 1797, alla Chiesa Armena di Nazareth situata all'interno di un cortile con lapidi e tombe, considerata il più antico
luogo di culto cristiano della città, il cui ingresso è quasi introvabile in mezzo alle cataste di merci addossate ai muri delle case ed alla
moschea di Nakhoda, la più grande ed importante della città, costruita in stile moghul che con le grandi cupole a bulbo ed i due minareti
svetta su Chitpur road, la strada più antica di Calcutta.
Martedì 1 novembre - A piedi ci portiamo alla stazione della metropolitana di Park
street, per raggiungere Mahatma Gandhi road, punto di partenza del giro odierno per il quartiere che da Rabindra Sarani si estende fino al fiume
Hoogly e a Kumartuli. Raggiungiamo il Marble Palace, residenza privata dall'architettura imponente, fatta costruire nel 1835 in stile palladiano
da Raja Rajendra Mullick, che vanta una straordinaria collezione di statue, dipinti ed oggetti antichi, di proprietà della famiglia che tuttora
lo abita. L'aspetto trasandato della facciata, mal si concilia con la sontuosità del palazzo ma non con le numerose dimore risalenti al periodo
inglese che sorgono nelle strette ed affollate vie del quartiere. Ci fermiamo al tempio jainista di Swetamber, il cui interno, molto bello, è una
profusione di marmi e maioliche, prima di spostarci a Cotton street dove si tiene il mercato all'ingrosso della frutta; dagli autocarri
provenienti dai diversi stati indiani, decine di uomini scaricano in un incessante viavai, meloni, arance, banane, mele, battuti all'asta da
banditori seduti su alti scanni. E' una contrattazione continua fra commercianti ed intermediari, mentre vicino a loro i facchini attendono un
ordine per caricarsi sulle spalle, le ceste con i frutti venduti. Raggiungiamo nuovamente Gandhi road ed in metropolitana ritorniamo a Park
street, da dove percorrendo Ripon street ci rechiamo al Convento delle Missionarie della Carità, la congregazione religiosa fondata da Madre
Teresa, per rendere un ultimo omaggio alla tomba della Santa.
Mercoledì 2 novembre - Nel nostro ultimo giorno di permanenza a Calcutta decidiamo di
spostarci con un mezzo che non abbiamo ancora utilizzato: il tram. Prendiamo il n. 25, una sgangherata e sferragliante carrozza che collega
BBD Bagh, una delle piazze più importanti della città su cui si affacciano molti importanti edifici del periodo coloniale, al terminal di
Gariahat, nei cui pressi dovrebbe sorgere l'Emporium State, palazzo che ospita negozi ed empori di diversi stati indiani. Camminiamo per un
lungo tratto di Gariahat road, ci fermiamo al recente tempio di Birla Mandir, caratterizzato da torri a pannocchia in arenaria, ma non riusciamo
a trovare il palazzo che cerchiamo e che scopriremo trovarsi assai più lontano rispetto a dove ci siamo recati noi. Utilizzando la tramvia
facciamo a ritroso il percorso dell'andata e raggiunto nuovamente l'hotel, terminiamo la preparazione dei bagagli, prima di trasferirci nel
pomeriggio, all'aeroporto, dove ci attende il volo per Dubai, e da cui nel cuore della notte ripartiamo alla volta di Milano Malpensa.
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