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CROAZIA - BOSNIA - SERBIA - MONTENEGRO
 
 
" Dall'Adriatico ai Balcani "
Un ritorno dopo tanti anni nel cuore della regione balcanica, in quella che era la Repubblica Socialista di Jugoslavia, oggi divisa in tanti piccoli stati.
Croazia, Bosnia, Serbia, Montenegro sono quelli che abbiamo visitato e dove abbiamo potuto apprezzare gli intrecci culturali, i magnifici paesaggi naturalistici, gli affascinanti piccoli borghi e le splendide città d’arte in cui la storia e le diverse culture – greca, slava, veneziana e turca - hanno lasciato nel tempo oltre a segni mirabili d’arte e di civiltà, anche dolorosi ricordi di cruenti e sanguinosi conflitti.


Giovedì 21 aprile - Partiamo nel primo pomeriggio sotto un cielo carico di nuvole minacciose e dopo aver fatto tappa a Magenta per acquistare prodotti per il camper, ci dirigiamo verso Milano; superate le consuete code alla barriera e lungo la tangenziale ovest, proseguiamo in A4. Il traffico seppur molto intenso è comunque scorrevole; oltrepassata Venezia, decidiamo di raggiungere Palmanova, dove trascorriamo la notte all’ormai consueta area parcheggio riservata ai camper di via Pasqualigo.

Venerdì 22 aprile - Dopo una notte di pioggia intensa anche il nuovo giorno non è da meno. Sotto una pioggia battente lasciamo l’area sosta situata entro le storiche mura di Palmanova per percorrere l’ultimo tratto dell’A4 e raggiungere al termine del raccordo autostradale di Trieste, Basovizza, dove ci immettiamo nella viabilità ordinaria. Oltrepassato il valico di frontiera, entriamo in Slovenia. Piove con meno intensità; percorrendo la E61 che attraversa l’entroterra istriano, notiamo che la natura ha ancora un aspetto quasi invernale: poche le foglie su alberi ancora spogli, pochissimi quelli già in fiore. Raggiungiamo Rijeka utilizzando la D8; in un alternarsi di leggera pioggia e scrosci violenti, aggiriamo la baia di Buccari per proseguire lungo la dorsale adriatica costeggiando il mare. Dopo Crikvenica il tempo migliora e quando giungiamo a Senj non piove più; tra le nubi appaiono squarci d’azzurro da cui fa capolino qualche timido raggio di sole. Ne approfittiamo; parcheggiamo dapprima all’ingresso del parco posto ai piedi della fortezza di Nehaj che raggiungiamo con una breve camminata e dopo aver fatto il periplo del castello, ci spostiamo nel parcheggio del supermercato Plodine, situato in una zona abbastanza centrale e a piedi attraverso le strette vie del borgo marinaro raggiungiamo la vicina cattedrale di Svete Marije. Sempre percorrendo la D8 raggiungiamo Jablanac e l’attiguo porto di Stinica dove attendiamo il traghetto delle 16.30 che collega la costa con l’isola di Rab. Quindici minuti di traversata e sbarchiamo al porto di Misnjak; noi proseguiamo fino all’abitato di Rab dove ci fermiamo al camping Padova, per poi raggiungere con una piacevole camminata sul lungomare, lo storico quartiere di Kaldanac.

Sabato 23 aprile - Ci svegliamo con la pioggia, ripresa a cadere nella notte. Essendo previsto un miglioramento delle condizioni meteo, fiduciosi aspettiamo in camper che le previsioni si avverino e che la pioggia cessi; a metà mattino l’atteso cambiamento ci regala una bella giornata di sole. Lasciato il camper in campeggio, passeggiando sul lungomare ci dirigiamo verso il centro storico di Rab. Da piazza Svetog Kristofora imbocchiamo Srednja Ulica al cui inizio si trova il palazzo Dominis Nimira; la percorriamo fino alla vecchia chiesa di San Nicola trasformata in galleria d’arte moderna per poi salire alla cattedrale di Santa Maria, senza tralasciare lungo il percorso una sosta alla chiesa di Sant’Antonio. E’ quindi la volta del campanile Veli Zvonik, della chiesa di Sant’Andrea parte integrante di un monastero, di piazza Sloboda con il museo d’arte sacra ed infine delle rovine della basilica di San Giovanni. Dopo aver girovagato per le viuzze del borgo storico che si divide tra i quartieri di Kaldanac e di Varos scendiamo nuovamente sul lungomare e costeggiando il parco di Komrcar raggiungiamo il convento di Santa Eufemia che però troviamo chiuso: è consentita la visita solamente del chiostro. Costeggiando nuovamente la baia ritorniamo sui nostri passi e dai vecchi quartieri facciamo ritorno al camping.

Domenica 24 aprile - Ancora pioggia nella notte e nuovamente temporali di prima mattina; è con questo tempo poco clemente che lasciamo il camping per raggiungere nuovamente Misnjak ed imbarcarci sul ferry delle 10.30 che ci riporta sulla terraferma. Fortunatamente il tempo migliora rapidamente e procedendo lungo la strada costiera che tortuosa segue l’andamento della costa regalandoci splendide viste sulle baie, sull’isola di Pag e sui diversi isolotti che si susseguono, ritroviamo il sole. Oltrepassiamo lo stretto di Maslenica e a Policnik deviamo verso nord per raggiungere la cittadina di Nin, borgo protetto da mura, di cui rimangono poche vestigia che sorge su un isolotto collegato alla terraferma da due ponti. A piedi ci addentriamo per le vie lastricate del borgo per vedere le chiese di Sant’Anselmo e di Santa Croce, con quest’ultima, che sorge in un prato al margine del paese e presenta un interno completamente spoglio. Attraversate le saline che circondano il paese e che noi troviamo asciutte, ci fermiamo alla piccola chiesa di San Nicola che isolata sorge su una collinetta lungo la strada che porta a Zara dove al nostro arrivo, lasciamo il camper nella area di sosta privata del signor Viktor Goic per incamminarci verso il centro storico che raggiungiamo in una ventina di minuti. Ci dirigiamo in piazza Narodni dove sorgono la Loggia, edificio nel quale venivano promulgate le leggi, rifatto nel 1700 e la Torre di Guardia del XVIII° secolo, per poi raggiungere quello che ai tempi dei romani era l’antico foro, una grande spianata attorno alla quale sorgono la chiesa rinascimentale veneziana di Santa Maria, quella bizantina di San Donato e la Cattedrale romanica di Sant’Anastasia. Percorrendo gli stretti budelli del centro ci spostiamo in piazza Tri Bunara e dopo aver percorso un tratto delle antiche mura veneziane, raggiungiamo la chiesa di San Simeone e piazza Pet Bunara con i caratteristici cinque pozzi e la vicina torre di Terraferma, uno dei baluardi del sistema difensivo della città.

Lunedì 25 aprile - Lasciato il camper nel cortile di casa Goic raggiungiamo nuovamente il centro storico; attraversiamo il mercato situato in una piazzetta adiacente le vecchie mura dove sulle bancarelle sono in vendita prodotti agricoli e ci dirigiamo all’estrema punta nord-occidentale della penisola per ascoltare le note emesse dall’organo marino, un’opera del 2005, simile ad una scala digradante verso il mare, formato da trentacinque canne d'organo con diversa inclinazione, forma e lunghezza e che, grazie al moto ondoso, producono suoni sempre diversi. In tarda mattinata ci rimettiamo in viaggio per raggiungere Sibenik dove parcheggiamo nei pressi della piscina e a piedi, percorrendo la passeggiata lungomare, ci portiamo nel centro storico del borgo. Subito ci appare la Cattedrale di San Giacomo, basilica cattolica a tre navate del 1431 e la prospicente Loggia Grande, sede del consiglio comunale in epoca veneziana. Proseguiamo lungo la centrale Kralja Tomislava, su cui si affacciano palazzi di epoche diverse per fare quindi ritorno lungo Zagrebacka, via su cui sorgono diverse chiese: quella dell’Ascensione, di San Giovanni e di San Crisogono, l’edificio religioso più antico della città. Concludiamo camminata e visita, scendendo alla chiesa di Santa Barbara ed alla piazza della Cattedrale per dirigerci, dopo aver ripreso il camper, al parco nazionale di Krka. Entriamo dall’ingresso di Lokovac e pagato il biglietto scendiamo a piedi lungo un sentiero roccioso alle cascate di Skradinski buk; il percorso, ottimamente segnalato, prosegue su passerelle in legno che tortuose si snodano attraverso laghetti, ruscelli, mulini ad acqua e permettono di fare un giro ad anello che consente di ammirare le cascate create tra barriere di travertino dall’unione delle acque dei fiumi Krka e Cikola.

Martedì 26 aprile - Proseguiamo la nostra permanenza alle cascate di Krka percorrendo la strada che da Drniš si inoltra nel parco verso il lago di Vissovaz al centro del quale su una piccola isola sorge solitario il monastero francescano di Visovac, che ammiriamo dal punto panoramico posto sulla sommità di una collina nel punto in cui la strada inizia la ripida discesa verso l’imbarcadero. Ritornando sui nostri passi ci fermiamo al minuscolo villaggio di Brnjica, dove con una camminata di un paio di chilometri raggiungiamo un belvedere da cui possiamo osservare sull’altro lato della vallata le rovine della fortezza medioevale di Kljucica, castello costruito da una nobile famiglia locale nel XIV° secolo sulle pendici scoscese di una gola in cui scorrono le acque del fiume Cikola. Ripresa la strada D8 scendiamo a Trogir, per dirigerci alla nostra meta odierna: il camping di punta Rozac, sull’isola di Ciovo. Posizionato il camper in una piazzola a pochi metri dal mare, ci incamminiamo per raggiungere il ponte pedonale che unisce l’isola al borgo storico di Trogir; essendo chiuso per lavori di ristrutturazione, attraversiamo lo stretto braccio di mare con il traghetto sostitutivo che fa continuamente la spola tra le due rive. Giriamo per la città vecchia caratterizzata da strette viuzze che ricordano le calli veneziane; dal lungomare su cui sorge la chiesa di San Domenico, ci rechiamo a visitare dapprima il castello del Camerlengo, fortezza realizzata dalla Repubblica di Venezia a metà del XV° secolo per difendere la città dagli attacchi degli ottomani e successivamente la Cattedrale di San Lorenzo, costruita sulle fondamenta di una precedente basilica paleocristiana distrutta dai Saraceni, il cinquecentesco palazzo Cipiko e la Loggia.

Mercoledì 27 aprile - Anche oggi ci spostiamo a piedi per raggiungere il terminal punto di partenza dell’autobus contrassegnato dal numero 37 in servizio tra Trogir e Spalato. Lo utilizziamo per un breve tratto, per evitare di camminare sulla trafficata strada costiera e per raggiungere Resnik da dove, camminando su strade secondarie e passeggiate lungomare raggiungiamo i piacevoli borghi di Kastel Novi, Kastel Luksic e Kastel Gomilica, caratterizzati dalla presenza di palazzetti fortificati eretti nel XVI° secolo per difendere la costa dai temuti attacchi ottomani. A Kastel Gomilica terminiamo la nostra camminata e riprendiamo l’autobus urbano diretto a Spalato. Scendiamo all’ultima fermata prevista in città, il terminal della Promet la società che gestisce i trasporti pubblici e a piedi raggiungiamo il centro storico: è qui che sorgevano l’antico palazzo di Diocleziano ed il tempio di Giove. Giriamo per i vicoli, passando davanti alla Loggia, alla Cattedrale e ai molti palazzi del centro storico; a sera, facciamo ritorno al terminal per riprendere l’autobus che ci riporta a Trogir.

Giovedì 28 aprile - Dopo aver eseguito i diversi servizi sul camper a metà mattino lasciamo il campeggio. Riprendiamo la strada costiera D8 e dopo aver attraversato Spalato, Omis e Makarska raggiungiamo il porto di Drvenik per imbarcarci sul ferry della compagnia Jadrolinija, previsto per le 13.45 e diretto all’isola di Hvar, la più lunga fra le isole della Dalmazia. Trentacinque minuti di traversata e sbarchiamo nel porto di Sucuraj, punto di partenza della D 116, strada che attraversa l’isola in tutta la sua lunghezza percorrendo la dorsale centrale in un alternarsi continuo di saliscendi; è molto stretta e assai tortuosa, solo tra Zastrarisce e Jelsa, con i recenti lavori di allargamento è stata migliorata anche se è ancora un continuo susseguirsi di curve e controcurve. Alle 16.15 siamo a Hvar e lasciato il camper al camping che ci ospiterà per la notte, raggiungiamo nella città vecchia, piazza Marsala Tita, il cuore del borgo, su cui si apre il porticciolo e dove si affacciano la Cattedrale, l’Arsenale e la Loggia. Solo dopo aver girovagato per strade e calli ed esserci fermati a cena in un tipico locale frequentato dalla gente del posto facciamo rientro al campeggio.

Venerdì 29 aprile - Ci muoviamo nuovamente a piedi e ritorniamo all’interno del nucleo storico di Hvar per visitare la Cattedrale dedicata a Santo Stefano che, a differenza di ieri troviamo aperta e per salire alla fortezza che domina il borgo e da cui si gode una vista stupenda sul golfo e sulle isole che lo proteggono. Camminando lungo le strette calli che dal forte scendono al mare raggiungiamo il monastero benedettino, la piazza con la Loggia e l’Arsenale, oggi trasformato in teatro, e costeggiando la Riva aggiriamo il monastero francescano del XV° secolo per fare ritorno in campeggio. Lasciamo il borgo di Hvar per visitare anche gli altri villaggi presenti sull’isola: iniziamo da Stari Grad dove ci rechiamo a vedere, partendo dalla Darsena, piazza Turdalj su cui sorgono sia il palazzo che la statua di Petar Hektorovic e la chiesa di Santa Stjepana. E’ poi la volta di un altro piccolo paese: Vrboska. Costeggiando un canale attraversato da tre caratteristici ponti, raggiungiamo la parte più antica del villaggio dominata dalla chiesa fortificata di Santa Maria con il caratteristico bastione e a quella di Santa Lovrinca. Alle 15 ci rimettiamo in viaggio per ritornare, percorrendo la tortuosa strada dell’andata, al porto di Sucuraj. All’imbarcadero la coda dei mezzi in attesa, composta per la maggior parte da autocarri che rientrano sulla terraferma per il fine settimana, non ci consentono di prendere il ferry delle 16.30; siamo il secondo mezzo escluso e non ci resta che attendere il traghetto successivo, previsto per le ore 18.

Sabato 30 aprile - Da Gradac, località sul mare in cui ci siamo fermati ieri sera, ci dirigiamo a Opucen. Lasciamo momentaneamente la costa adriatica per puntare verso l’entroterra e superata dopo un rapido controllo dei passaporti la frontiera tra Croazia e Bosnia-Herzegovina, raggiungiamo Pocitely, la prima meta odierna in territorio bosniaco. Scarpinando lungo le scalinate in sasso che salgono ripide tra le case del borgo, ci portiamo alla fortezza che dall’alto di uno sperone roccioso domina sia il villaggio con la moschea, restaurata dai danni della guerra del 1993 e che visitiamo mentre scendiamo, che la piana in cui scorre il fiume Neretva. Proseguiamo quindi alla volta di Blagaj; parcheggiato il camper nella piazza in centro al paese, oltrepassiamo il bazar e risalendo la valle in cui scorrono le acque impetuose del fiume Buna tra ponti di legno e casette trasformate in ristoranti le cui terrazze poste lungo le rive sono parzialmente sommerse dalle acque del fiume, raggiungiamo Tekhjia Dervisha, monastero derviscio risalente al 1600 eretto a ridosso di una parete rocciosa da cui il fiume fuoriesce grazie ad un tunnel sotterraneo. Pagato il biglietto d’ingresso visitiamo i due piani della costruzione; un dedalo di piccole stanze ricoperte di tappeti, alcune delle quali riservate alla preghiera ed alle cerimonie religiose, quali i zikr, i canti dei dervisci. Ci rimettiamo in viaggio per la destinazione successiva: il campeggio situato nella periferia nord di Mostar dove lasciamo il camper per raggiungere a piedi, il centro storico della città che subì gravi danni a causa dei bombardamenti durante la guerra del 1992/93. Raggiungiamo la moschea Karadoz Bey riaperta dopo decenni di restauri, per scendere lungo la via centrale che attraversa il quartiere ottomano di Kujundziluk dove sono presenti antiche case turche molte delle quali ricostruite. Raggiungiamo il ponte di Stari Most, emblema della città e principale retaggio del lontano passato ottomano. Costruito nel XV° secolo, venne distrutto dalle milizie croate nel novembre 1993 e la sua fu una distruzione più simbolica che militare; il ponte univa infatti le comunità cristiana, musulmana ed ebraica che da quel giorno, si trovarono su sponde opposte. Fortunatamente l’opera di ricostruzione, completata nel 2004 utilizzando tecniche e materiali dell’epoca gli ha restituito l’antico originale splendore. Seppure tra la folla riusciamo ad ammirarlo anche noi; con la giornata prefestiva le strette viuzze lastricate sono molto affollate anche per la presenza di un numero spropositato di esercizi commerciali per turisti che purtroppo snaturano la bellezza dell’agglomerato storico. Camminando per la città vediamo anche diversi edifici abbandonati, rovine sulle cui facciate sono ancora presenti i fori di proiettili e granate che riportano subito alla mente i ricordi della guerra in quella che era la ex Jugoslavia. Ci rechiamo in piazza Musala ed in piazza Spanski dove sono tuttora presenti edifici che ancora recano i pesanti segni del conflitto; questa zona era la prima linea del fronte bellico e solo ora, a trenta anni dalla fine del conflitto, sta subendo una profonda trasformazione grazie alle nuove costruzioni che stanno prendendo il posto di quelle distrutte.

Domenica 1 maggio - Ci spostiamo alla necropoli di Radimlja, sito di epoca medioevale situato nei pressi di Stolac, in cui sono presenti oltre un centinaio di pietre tombali monolitiche dalle forme diverse: gli stecak (stecci). Visitiamo il sito, passeggiando tra lapidi e sarcofagi per ammirare i bassorilievi che li adornano e su cui sono stati incisi oltre a lune, stelle e motivi geometrici anche numerosi altri simboli sul cui significato si hanno pochissime certezze cosi come quasi nulla si sa su coloro che qui sono stati sepolti. Oltrepassata Stolac ci dirigiamo nuovamente verso la costa percorrendo la M17.3, strada i cui lavori di allargamento sono terminati solo per brevi tratti; per buona parte del tragitto si percorre ancora la vecchia e stretta carrozzabile, dove si è costretti a fermarsi ogni qual volta si incrocia un veicolo proveniente dalla direzione opposta. Il traffico è fortunatamente molto scarso, ma a causa sia delle cattive condizioni del fondo stradale che della tortuosità del percorso, viaggiamo molto lentamente. Raggiunta Neum, siamo nuovamente sulla strada costiera D8; qualche chilometro ed eccoci in frontiera. Lasciamo la Bosnia per rientrare in Croazia. Prima di Skrabo svoltiamo sulla D414 per raggiungere Orebic sulla penisola omonima. Avendo il pomeriggio davanti a noi, decidiamo di lasciare il camper al porto e di prendere il traghetto per Korkula. Quindici minuti di traversata e a piedi ci dirigiamo al vecchio borgo che diede i natali a Marco Polo. Superata la porta Kopnema Vrata entriamo all’interno delle massicce mura erette a protezione del borgo; camminiamo nei vicoli e nelle strette vie che si incrociano e lungo le quali sorgono palazzi, monumenti e chiese in stile prettamente veneziano: dalla Cattedrale di San Marco, realizzata in stile gotico-rinascimentale, al palazzo del Municipio. Entrambi, così come altri palazzi, li possiamo ammirare solo dall’esterno, essendo chiusi per via della giornata festiva; ciò nonostante rimaniamo nel borgo fino a sera quando facciamo ritorno al porto per prendere il traghetto che ci riporta sulla terraferma.

Lunedì 2 maggio - Dopo la bellissima e soleggiata giornata di ieri, oggi piove. Abbiamo trascorso la notte al monastero di Kuna Peljeska, tranquillo luogo di preghiera fra i boschi. Svegliati dai ritocchi delle campane, dopo aver visitato la chiesa del monastero, ci rimettiamo in viaggio per riattraversare l’intera penisola e riprendere la strada D8 in direzione di Dubrovnik. In città ci rechiamo al camping Solitudo ma vista la richiesta decisamente esosa per una piazzola di sosta, decidiamo di proseguire fino a Srebremo, otto chilometri oltre Dubrovnik e di utilizzare i mezzi pubblici per gli spostamenti. Tuttavia visto che piove a dirotto, preferiamo rimanere in camper per l’intero pomeriggio e rimandare la visita della città all’indomani.

Martedi 3 maggio - Attendiamo alla fermata, situata a poche decine di metri dal camping, l’autobus n° 10 proveniente da Cavtat ed in meno di quindici minuti siamo a Dubrovnik, pronti per iniziare un lungo peregrinare lungo i vicoli lastricati e le calli del bellissimo centro storico per ammirare i tantissimi monumenti racchiusi all’interno delle mura. Le chiese, come quella di San Salvatore, fatta erigere nel 1520 accanto al convento francescano, o quella di San Biagio, eretta in onore al patrono della città, o la cattedrale di Santa Maria Maggiore. Ed ancora gli antichi palazzi, molti in stile veneziano fra cui spiccano il palazzo dei Rettori con l’elegante portico rinascimentale e palazzo Sponza, antica sede della dogana e della zecca. Non da meno lo Stradun, la via principale del nucleo storico della vecchia Ragusa, che collega le mura con piazza della Loggia consentendo di ammirare percorrendola, la grande fontana di Onofrio e la colonna di Orlando. Non tralasciamo neppure la visita al forte di San Giovanni, alla torre Minceta parte integrante delle mura della città, al porto vecchio, alla sinagoga; dopo aver camminato per tutta la giornata ed aver percorso a piedi oltre undici chilometri, nel tardo pomeriggio con la stanchezza che comincia a farsi sentire, ci rechiamo alla fermata dell’autobus per fare ritorno a Srebreno.

Mercoledì 4 maggio - A metà mattino lasciamo il camping ed utilizzando nuovamente la strada costiera raggiungiamo il valico di frontiera che separa la Croazia dal Montenegro. Oltrepassata Herceg Novi proseguiamo alla volta delle Bocche di Cattaro, bracci di mare che per la loro forma frastagliata ricordano i fiordi norvegesi. Strada facendo ci fermiamo a Perast per ammirare al centro della baia di Risano gli isolotti di San Giorgio e della Madonna dello Scalpello, quest’ultimo con la chiesa omonima eretta su un isola artificiale creata nel corso dei secoli. Lasciato il camper nel parcheggio a pagamento degli autobus di Kotor, ci incamminiamo verso il nucleo storico dell’antico borgo, che fece parte della Repubblica di Venezia ed ancor oggi protetto dalle vecchie mura veneziane del 1400. Superati i bastioni utilizzando la Vrata od Mora (la porta del mare) raggiungiamo la Torre dell’Orologio su cui fa bella mostra di sé lo stemma del principe montenegrino a cui apparteneva e passeggiando lungo le strette vie lastricate che si intersecano in piccole e graziose piazze, ci rechiamo a visitare la chiesa cattolica di San Trifone, eretta in stile romanico con elementi dell’architettura bizantina, la chiesa di San Luca e quella di San Nicola. Lasciamo quindi il centro storico con i palazzi, tra cui quello del Rettore, le chiese e le strette calli in cui si susseguono bar, ristoranti ed esercizi commerciali attraverso la porta sud e ritornati al camper, proseguiamo nel periplo della penisola, sempre costeggiando il mare. La strada costiera, estremamente panoramica ma anche molto stretta, ci costringe a fermarci negli appositi slarghi ogni volta incrociamo un altro mezzo, ma ci regala fantastici scorci paesaggistici e piccoli borghi non ancora invasi dal turismo. Nel tardo pomeriggio raggiungiamo Budva dove lasciamo il camper all’Autocamp, luogo da noi scelto per passare la notte e incamminandoci sul lungomare raggiungiamo il vecchio borgo fortificato, situato su un promontorio roccioso protetto dai bastioni del XV° secolo. E’ molto turisticizzato; d’altronde la cittadina è la località balneare più conosciuta del Montenegro e molte nuove gigantesche costruzioni quasi ultimate sono ormai pronte ad accogliere turisti e vacanzieri.

Giovedì 5 maggio - La prima destinazione di oggi ci porta sulle pendici orientali del monte Lovcen, alla cittadina di Cetinje, l’antica capitale reale del Montenegro, di cui conserva alcune importanti vestigia quali i due palazzi reali: palazzo Knezevdor costruito nel 1867, residenza della famiglia reale montenegrina fino al 1916 - oggi sede del museo nazionale - e palazzo Biljarda costruito nel 1838, anch’esso trasformato in museo. Abbiamo modo anche di vedere dall’esterno palazzo Azzurro, oggi residenza ufficiale del presidente della Repubblica e di visitare un monastero serbo - ortodosso che risale ai primi anni del 1700. Lasciato il centro storico imbocchiamo la strada panoramica che transitando per Niegusi, villaggio dalle abitazioni in pietra e paese natale dell'antica famiglia reale montenegrina, sale lungo le pendici del monte Lovcen permettendoci di ammirare dall’alto le bocche di Kotor; purtroppo la foschia che sale dal mare rende la giornata non propriamente tersa, cosa che non ci consente di godere appieno della notevole vista panoramica. Facciamo il periplo del monte per accedere al parco Lovcen e salire sulla sommità del monte Jezerski, dove a 1657 metri d’altitudine è stato edificato un mausoleo che custodisce le spoglie del poeta e principe-vescovo Petar II° Petrovic Njegos, che raggiungiamo percorrendo una lunga scalinata composta da oltre cinquecento scalini. Scendiamo nuovamente a Cetinje e quindi a Budva per percorrere la litoranea M1; lungo la strada ci fermiamo a vedere dall’alto il borgo di Sveti Stefan, costruito su un’isola collegata con un breve ponte alla terraferma e trasformata in un resort di lusso. A Petrovac na Moru imbocchiamo la M2 che attraversando la catena montuosa costiera ci permette di raggiungere Virpazar, sulle sponde del lago Scutari, e successivamente Podgorica, piccola e moderna capitale del Montenegro.

Venerdì 6 maggio - Dopo aver dedicato la mattinata a pulizia, riordino del camper e ad una lunga chiacchierata con l’affabile e gentile proprietario del camping che ci offre un caffè alla turca, poco prima di mezzogiorno lasciamo Smokovac, borgo alla periferia della capitale e ci rimettiamo in viaggio. Attraversiamo nuovamente Podgorica per imboccare la strada per Niksic, che lasciamo nei pressi di Danilovgrad per salire, utilizzando la recente strada panoramica, al monastero di Ostrog. Raggiungiamo direttamente il parcheggio del monastero superiore dedicato a San Basilio e con una breve camminata ci ritroviamo sullo spiazzo antistante il complesso religioso, costruzione addossata alla parete rocciosa, restaurata dopo un incendio negli anni ’20 del secolo scorso, che ha due cappelle scavate nella roccia con affreschi realizzati alla fine del XVII° secolo e che costituiscono la parte più interessante del complesso monastico. Ci fermiamo a visitare anche il più recente monastero inferiore e per proseguire verso il fondo valle utilizziamo la vecchia strada, più tortuosa, ripida ed in alcuni punti molto più stretta, che scende a Bogetici. Raggiunta la E762 oltrepassiamo Niksic per proseguire, attraverso pascoli e rilievi boscosi, fino a Pluzine. Vorremmo raggiungere il parco nazionale di Durmitor attraverso una strada secondaria che attraversa il parco ma che troviamo ancora chiusa al traffico presumibilmente per la neve che vediamo sui rilievi circostanti. Siamo pertanto costretti a ritornare sui nostri passi fino a Bajovo Polje dove possiamo imboccare un’altra bella strada che attraverso boschi e pascoli montani ci permette di arrivare a Savnik e da qui raggiungere Zabljak località turistica montana dove sono ancora presenti notevoli accumuli di neve.

Sabato 7 maggio - Lasciamo il camper nell’area sosta posta a ridosso della biglietteria del parco nazionale e acquistato il biglietto d’ingresso ci dirigiamo al Lago Nero. Ne facciamo il periplo su un sentiero per buona parte pianeggiante ma con qualche passaggio scomodo e difficoltoso a causa delle radici sporgenti degli alberi e per i gradoni ed i sassi resi sdrucciolevoli dal terreno zuppo d’acqua per la pioggia di ieri e della notte. Stamane non piove più ma il cielo è ancora molto nuvoloso e le nuvole basse ci nascondono la vista delle montagne che circondano il lago e che fanno parte del parco di Durmitor. In due ore completiamo il periplo del lago e dopo esserci fermati al mercato coperto di Zabljak ci rimettiamo in viaggio. Percorriamo la valle del fiume Tara, un lungo canyon in cui il fiume scorre incassato, per raggiungere prima Mojkovac e successivamente il posto di frontiera tra Montenegro e Serbia di Bijelo Polje. I controlli sono rapidi e nel pomeriggio siamo al Monastero di Mileševa, uno dei più importanti monasteri serbi, edificato nei primi anni del 1200 in stile romanico ma con adattamenti per il culto ortodosso. Molto bello l’interno con le pareti affrescate tra cui spiccano alcuni vecchi affreschi, che grazie ai recenti restauri fanno del monastero di Mileševa una importante testimonianza dell'arte pittorica sacra del periodo medievale. Assai caratteristica è anche parte della vecchia chiesa inglobata nella struttura in pietra della chiesa più recente. Ritornati sui nostri passi raggiungiamo prima Nova Varos e quindi Sjenica, da dove, percorrendo una strada sterrata raggiungiamo uno dei punti d’attracco per la navigazione tra le gole del fiume Uvac. Il livello del fiume è molto basso, ci dicono sedici metri sotto il livello normale che si ha alla fine dell’estate. Ci fornisce tutte le indicazioni la signora Stavica che con marito e figlio è proprietaria dell’approdo in cui hanno anche un ristorante. Ci spiega dei sentieri da percorrere per raggiungere i punti panoramici anche se le difficoltà linguistiche visto che la signora non parla inglese non ci permettono di cogliere molti particolari.

Domenica 8 maggio - Alle 9 partiamo per il trekking che ha come punto di arrivo uno dei punti panoramici all’interno della riserva speciale naturale istituita a protezione dei grifoni e che comprende le incredibili anse create dallo scorrere del fiume Uvac. Ci incamminiamo lungo lo stretto sentiero che costeggia il bordo del canyon snodandosi tra prati adibiti ad alpeggi con mucche e pecore al pascolo e zone con cespugli di bassi pini, ginepri e biancospino. Raggiungiamo prima il ponte sospeso, per proseguire quindi verso i punti panoramici e nonostante la portata del fiume sia molto ridotta, lo spettacolo delle gole con l’incredibile serpentina dovuta al susseguirsi di strette anse incassate fra le pareti dei monti Zlatar e Zlatibor, resta ugualmente estremamente spettacolare. Sopra le nostre teste vediamo volteggiare più volte i grifoni; durante la piacevole camminata di una decina di chilometri ne abbiamo contati a più riprese una decina. Dopo uno spuntino siamo pronti a rimetterci in viaggio, percorriamo il ripido tratto sterrato con il fondo alquanto rovinato che ci riporta sulla strada asfaltata e facciamo ritorno a Sjenica. Ci attende la trafficata strada 29; l’asfalto è un continuo susseguirsi di buche e rappezzi e nonostante la presenza di diverse pattuglie della polizia con i radar notiamo la guida spregiudicata ed indisciplinata di parecchi conducenti. Facciamo una deviazione per vedere il monastero circondato da mura di Socopani, costruito nella seconda metà del XIII° secolo, la cui bella chiesa affrescata, costruita in una navata unica e dedicata alla Santissima Trinità, presenta affreschi ritenuti i più belli fra quelli dipinti in quell’epoca. Nel pomeriggio lasciamo il monastero alla volta di Novi Pazar importante cittadina dei Balcani occidentali, dove ci fermiamo per visitare un’altra chiesa affrescata, quella degli apostoli Pietro e Paolo, risalente al IX° secolo, attorniata dal caratteristico cimitero con vecchie lapidi risalenti alla fine del 1800, che però troviamo chiusa. Lungo la statale il traffico è ancora più sostenuto; pochi chilometri e deviamo per il monastero di Studenica, anch’esso affrescato e circondato da mura.

Lunedì 9 maggio - Essendoci fermati per la notte nel piazzale prospiciente la chiesa, alle 8.30, primi visitatori della giornata oltrepassiamo la cinta muraria e ci rechiamo nuovamente all’interno del complesso monastico fatto costruire dal principe Stefan Nemanja alla fine del 1100. In un silenzio quasi surreale visitiamo sia la chiesa della Vergine, dall’elegante facciata in marmo bianco che ospita al suo interno la tomba del principe, che la chiesa del Re; troviamo invece chiusa la piccola chiesa di San Nicola. Unici visitatori ammiriamo in tutta tranquillità gli splendidi affreschi in stile bizantino risalenti al XIII° e XIV° secolo che adornano le pareti. E’ ormai metà mattino quando lasciamo Studenica; passiamo nei pressi della fortezza in restauro di Maglic che vediamo transitando dalla strada e raggiungiamo il monastero femminile di Zica, complesso abbaziale serbo-ortodosso risalente al XIII° secolo dedicato all'Ascensione di Gesù. Anch’esso racchiuso da mura presenta una chiesa solo in parte affrescata; la turbolenta storia del monastero ha avuto conseguenze anche sugli affreschi che in parte sono andati perduti. Dopo la visita, raggiungiamo la vicina città di Kraljevo per proseguire sulla E761, strada assai trafficata essendo la direttrice per Belgrado. Attraversiamo Cacak, Pozega ed Uzice per poi deviare verso Sirogojno. Ci fermiamo a vedere la grotta di Stopica a cui si accede da una apertura molto grande che man mano si restringe creando una grotta fluviale lunga 1.700 metri, solo parzialmente visitabile, attraverso la quale il fiume sotterraneo che scorre all’interno, ha creato nei millenni una fantastica parete di vasche calcaree. Ultima tappa odierna il vicino villaggio montano di Sirogojno che raggiungiamo nel tardo pomeriggio per vedere il museo etnografico rurale, vecchi edifici in legno, quali abitazioni, fienili, stalle e pollai, utilizzati dai contadini della regione di Zlatibor e qui trasferiti anche dai villaggi limitrofi.

Martedì 10 maggio - Da Gostilje dove ci siamo fermati per la notte saliamo a Rozanstvo per raggiungere attraverso boschi e pascoli la cittadina di Cajetina, località montana in grande espansione. Oltrepassiamo Sujvovica ed appena prima di Mokra Gora facciamo una sosta per vedere il villaggio di Drvengrad fatto costruire dal regista serbo Emir Kusturica ed utilizzato come set cinematografico per il suo film “La vita è un miracolo”. Trasformato in un resort, lo vediamo solamente dall’esterno: una serie di locali pubblici, bar e negozi a cui si accede pagando un biglietto. Decidiamo di soprassedere e di proseguire verso la frontiera serbo-bosniaca; uscendo dalla Serbia un gentile funzionario oltre a controllare minuziosamente tutti i documenti ispeziona anche l’interno del camper per controllare che non ci siano animali a bordo, mentre alla frontiera bosniaca come avevamo già sperimentato in precedenza vogliono vedere invece anche il green pass Covid. In tempi abbastanza rapidi lasciamo il valico di frontiera e dopo essere transitati per Visegrad dove vediamo il bel ponte ad undici arcate costruito nel 1571 e celebrato in un romanzo dello scrittore premio Nobel per la letteratura Andric, percorriamo la valle del fiume Drina che costeggiamo per un lungo tratto, prima che la strada diventi un susseguirsi di gallerie. Attraversiamo Rogatica e proseguendo sulla E761, nel pomeriggio accompagnati da una fastidiosa pioggerellina, giungiamo a Sarajevo.

Mercoledì 11 maggio - A piedi raggiungiamo il terminal degli autobus urbani essendo la linea tramviaria fuori servizio per il riposizionamento dei binari ed utilizzando l’autobus sostitutivo raggiungiamo il capolinea provvisorio di Cengic Vila dove ritroviamo il tram n° 3 con cui raggiungere il centralissimo capolinea di Bašcaršija, nel cuore della città vecchia. E’ da qui che andiamo alla scoperta della piccola capitale bosniaca che mescola tratti europei a tratti orientali. Dalla piazza con al centro la fontana Sebilj, fulcro della vita cittadina, percorriamo via Kovaci per salire alle rovine del forte Bijela Tabija e successivamente ridiscendere a quelle della Kaserma, edificio pesantemente colpito dall’artiglieria durante la guerra e fermarci in piazza Izebegovic, attorno alla scacchiera gigante ad osservare giovanissimi ed anziani intenti a muovere le grandi pedine. Ci rimettiamo in cammino per le vie di un quartiere in cui religioni e civiltà si mescolano indistintamente; in poche centinaia di metri troviamo sulla nostra strada la sinagoga ashkenazita, oggi museo ebraico, la moschea Vladislava Skanca, la cattedrale cattolica e la vecchia chiesa serba ortodossa. Proseguendo nel nostro giro visitiamo casa Svrzo, antico edificio ottomano trasformato in museo ed il Museo dei crimini contro l’umanità della guerra 1992/95. E’ quindi la volta di casa Despic e del ponte latino, il più antico della città ma che a dispetto del nome venne costruito dagli ottomani e che fu un punto cruciale per la storia mondiale essendo il luogo in cui venne assassinato l’arciduca Francesco Ferdinando, episodio che innescò lo scoppio della prima guerra mondiale. Ci rechiamo quindi a palazzo Vijenica che ospita la biblioteca nazionale, ricostruita dopo essere stata incendiata durante la guerra dai soldati serbi con l’intento di distruggere i simboli culturali bosniaci e alla moschea Careva Dzamija. Ritornati a Bašcaršija visitiamo la medersa e prima di prendere il tram per fare ritorno al campeggio e concludere una camminata lunga oltre diciassette chilometri, abbiamo ancora il tempo per visitare la moschea Gazi Husrev-beg, la più grande della città, costruita nel XVI° secolo, che durante l'assedio di Sarajevo come tutti i principali centri di cultura della città fu un facile bersaglio per le artiglierie serbe.

Giovedì 12 maggio - Utilizzando autobus e tram raggiungiamo nuovamente il quartiere di Bašcaršija e spostandoci a piedi ci portiamo alla stazione della funivia che collega la città con il monte Trebevic, dove durante i Giochi Olimpici invernali del 1984 vennero disputate le gare di alcune discipline. Da una quota di 1150 metri la vista spazia su tutta la città e guardando dall’alto l’attenzione viene attirata dalle tante chiazze bianche che si scorgono sulle colline di Sarajevo. Sono i cimiteri con le lapidi delle tombe, per lo più musulmane delle vittime dell’assedio; sono ovunque ci fosse stato dello spazio disponibile: sulle colline, nei parchi pubblici, nei giardini. Scendiamo lungo la pista utilizzata durante le Olimpiadi per le gare di bob, che dopo essere stata una delle postazioni dei cecchini serbi durante il lungo assedio alla città, caduta in rovina ed abbandonata al suo destino, è diventata un infinita parete colorata, con scritte e disegni opere di graffitari ed artisti di strada. Ridiscesi in città ci portiamo nuovamente a Bašcaršija per raggiungere nei pressi della cattedrale, il museo Galleria 11/07/95, un memoriale coinvolgente e sconvolgente, che tramite l’esposizione di una raccolta di immagini dal grande impatto emotivo, racconta l’eccidio di Srebrenica, un genocidio che vide l’uccisione di 8372 persone. Prima di prendere il tram per il rientro ad Ilidza passiamo ancora da via Petrakitina per vedere alcune ville costruite nel periodo austriaco di inizio 1900; è la conclusione di una giornata molto intensa che ci ha fatto ritornare alla mente, immagini e momenti che avevamo vissuto seguendo i reportage e le cronache di quasi trent’anni fa.

Venerdì 13 maggio - Dopo aver espletato i servizi al camper, alle 10 attraversiamo Ilidza per recarci al vicino Tunnel della Speranza, uno stretto cunicolo lungo settecentosessanta metri, alto poco più di un metro e mezzo e largo circa un metro, scavato sotto la pista dell’aeroporto nel 1993. Durante la guerra la città era stata quasi completamente circondata e l’aeroporto di Sarajevo, dichiarato area neutrale dalle Nazioni Unite, era diventato una sorta di confine tra la città assediata e la Repubblica libera di Bosnia, di cui Sarajevo era la capitale nonché avamposto in un territorio rivendicato dai serbi. L’opera terminata in cinque mesi, dagli scantinati della casa della famiglia Kolar, situata al limitare dell’area aeroportuale sbucava sul lato opposto della pista e permise a Sarajevo di sopravvivere all’assedio per tre lunghi anni. Con la fine della guerra venne abbandonato e senza manutenzione, crollò quasi completamente. Oggi, il tunnel e la casa, la cui facciata crivellata dai fori dei proiettili dei mortai e delle granate è rimasta nelle condizioni in cui si trovava alla fine del conflitto, sono stati dichiarati area museale. All’interno è stata allestita un’esposizione in cui oltre ad armi e divise si possono vedere le foto scattate durante il lungo assedio ed assistere alla proiezione di alcuni video girati durante i lavori di costruzione e del suo utilizzo seguente. Scesi nel sottosuolo percorriamo ciò che è rimasto del tunnel originale, un tratto di venticinque metri, oltre ad un altro settore, un rifacimento, che si inoltra verso la pista dell’aeroporto. Un pezzo di storia recente, un monumento alla forza dello spirito umano, al coraggio ed al desiderio di sopravvivenza. A mezzogiorno, lasciamo Sarajevo per proseguire il viaggio verso nord; imbocchiamo la E 761, strada molto trafficata, in cui procediamo lentamente in un continuo susseguirsi di minuscoli agglomerati urbani, di piccole industrie e di tantissime postazioni radar per la rilevazione della velocità. Così fino a Travnik; solo salendo verso una zona montuosa riprendiamo a viaggiare tra prati e boschi, interrotti da qualche solitario piccolo centro abitato. Alle 16 siamo a Jaicè dove ci attende lo scenografico complesso dei mulini ad acqua di Mlincici, costruzioni in legno sulle sponde del lago Plivsko Jezero.

Sabato 14 maggio - Raggiungiamo a piedi il piccolo centro storico di Jaicè, dominato da una fortezza eretta nel XIII° secolo, che nel 1461 vide l’incoronazione dell’ultimo sovrano bosniaco prima dell’occupazione turca e passato alla storia perché, qui, nel 1943 durante la seconda guerra mondiale, il consiglio di liberazione della Jugoslavia gettò le basi del nuovo Stato Federale Jugoslavo con il generale Tito come primo ministro. Oltrepassata la massiccia Torre dell’Orologio e la Moschea Dizdar - la moschea delle donne - raggiungiamo una delle attrattive della zona, la cascata, una delle poche al mondo situate all’interno di un centro abitato, creata dalle acque del fiume Pliva che dopo un salto di una ventina di metri, si uniscono a quelle del fiume Vrbas. In tarda mattinata riprendiamo il viaggio; seguiamo il corso del fiume Pliva che fino a Sipovo scorre in una bella vallata per poi raggiungere la M15 e dirigerci passando per Kljuc e Bihac verso la frontiera con la Croazia. Superato il valico di confine, alle 16 ci fermiamo nel campeggio di Seliste Dreznicko, situato nelle vicinanze del Parco nazionale dei laghi di Plitvice.

Domenica 15 maggio - Abbiamo deciso di dedicare la giornata odierna, al parco più antico ed esteso della Repubblica di Croazia, che già abbiamo visitato in altre occasioni. Il piacere di una giornata immersi nella natura e la voglia di una lunga e piacevole camminata tra i laghi formatisi grazie al travertino che creando delle barriere tufacee dà vita a bacini collegati fra loro da cascate, ci ha portato a percorrere il sentiero K1, lungo oltre diciotto chilometri che dall’ingresso uno tocca i principali punti panoramici, dal lago Kozjak alla Cascata Grande (Veliki slap), passando sia per i laghi inferiori che per quelli superiori.

Lunedì 16 maggio - Attraverso bei paesaggi di boschi, pinete e prati raggiungiamo Otocac per iniziare la discesa dall’altopiano interno di Licko-senjska verso la costa. Raggiungiamo Senj e l’assai trafficata strada costiera D8 ed oltrepassata Rijeka ci fermiamo, appena fuori Opatjia, nel camping di Icici. A metà pomeriggio, ci concediamo una piacevole camminata sul lungomare fino al piccolo borgo marinaro di Lovran dove sulla piazza all’interno del borgo medioevale sorgono la chiesa romanica di San Giorgio, del XII° secolo, ed i palazzi appartenuti a famiglie nobili: tra questi, degno di nota, quello di una ricca famiglia di mercanti, che presenta un portale decorato con un bassorilievo in cui San Giorgio trafigge un drago.

Martedì 17 maggio - Siamo alla fine anche di questo viaggio; lasciata Opatjia e la baia del Quarnero, utilizzando la viabilità ordinaria ci dirigiamo verso il confine con la Slovenia. Attraversato l’entroterra istriano entriamo in Italia dal valico di Basovizza e raggiunta Trieste ci immettiamo sull’autostrada A4 che non abbandoneremo più fino a Magenta dove ci fermiamo per fare acquisti per il camper prima di proseguire verso casa.

 
 
 
 
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