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" Paura di volare "
L' ANTEFATTO

20 agosto 1991.
Volo da Singapore a Zurigo.
E' ormai notte; la cena è stata servita con la proverbiale cortesia ed affabilità dal personale di volo della Singapore Airlines. Le immagini di un film stanno scorrendo sugli schermi; le luci sono state abbassate e sull'aereo, un "747", ci si sta preparando per una lunga notte nei cieli d'Oriente. Sotto di noi il subcontinente indiano.
Improvviso ed inaspettato un primo lungo vuoto d'aria, seguito dopo qualche istante da un altro; il secondo, interminabile.
Le luci si spengono; nella totale oscurità, la caduta sembra non finire mai.
A bordo è il panico; passeggeri che urlano atterriti, bambini che piangono. Chi come noi, si stava appisolando, si risveglia bruscamente. Peggio è andata a coloro che non erano seduti ai propri posti; scaraventati sul pavimento, si lamentano per le contusioni rimediate.
Secondi durati un'eternità.
Da quel momento Adriana non ha solo paura di volare; ne è terrorizzata.
Nei due anni che seguono ci spostiamo in auto o utilizziamo l'aereo solo per brevi spostamenti, affrontati da Adriana, seguendo i consigli del medico di famiglia, una cara amica anch'essa viaggiatrice, prendendo dei calmanti.


UNA SANA DORMITA

Ma il desiderio di visitare paesi lontani, raggiungibili solo con un volo aereo, costringono Adriana ad affrontare quella che è divenuta una vera e propria fobia.
Il problema ora consiste nel trovare il corretto dosaggio in funzione della lunghezza del volo e capire i "tempi di reazione" del farmaco, dopo la sua assunzione.
Nel 1994 affrontiamo nuovamente un volo intercontinentale. Abbiamo deciso con Claudia e Roberto, amici fiorentini, di recarci in Malaysia. Un paio d'ore prima della partenza, seguendo le indicazioni mediche, Adriana prende il suo farmaco; la tensione e la paura di affrontare il lungo volo, le fanno un brutto scherzo ed il calmante non dà gli effetti sperati.
Sarà l'inizio di un'esperienza di fantozziana memoria.
Convinta che il mancato effetto sia dovuto allo scarso dosaggio, Adriana non vuole sentire ragioni e decide di prendere altre pillole. Per quasi tutto il volo, tesa come una corda di violino, sarà la mia spina nel fianco. Quando finalmente la stanchezza comincia a farsi sentire, ecco l'effetto desiderato. E che effetto !!!
Un torpore profondo, interrotto solo dal consueto rovesciamento di stomaco che ancor'oggi, sempre e regolarmente, si manifesta quasi ad ogni atterraggio. Dorme in piedi; a fatica raggiungiamo il controllo passaporti, dove in un attimo di lucidità riempie il sacchetto contro il mal d'aria proprio sotto lo sguardo esterefatto del poliziotto di turno, che sbriga le nostre formalità d'ingresso in un attimo, e ci invita ad allontanarci velocemente. Recuperati i bagagli, sorreggendo Adriana mi reco all'uscita dove ci stanno aspettando Claudia e Roberto giunti a Kuala Lumpur una settimana prima di noi. Mentre Claudia si prende cura di Adriana, con Roberto pianifico i voli interni che dovremo effettuare e dopo aver acquistato i biglietti attendiamo la partenza del volo per Kuching. Ormai più nulla la scuote. Fatto il nuovo check-in, voliamo in Borneo. Giunti a Kuching, in taxi raggiungiamo l'hotel; dopo ore di sonno serafico, Adriana da segni di risveglio; mentre noi scarichiamo i bagagli, le chiediamo se, è in grado di raggiungere da sola la reception. Deve solamente attraversare un porticato, e sedersi nella hall; sono quattro, cinque metri non di più. Ci dice di si; due passi e come nei migliori cartoons di Gatto Silvestro, prima ancora che possiamo fermarla, eccola "spiaccicarsi" contro una colonna del porticato. Dorme!
La portiamo in camera, la metto a letto, ... dorme!
Usciamo a cena, rientriamo, ... dorme!
Finalmente andiamo a letto anche noi; al mattino ci rechiamo a fare colazione, ... dorme!
Usciamo a visitare Kuching, quando rientriamo sul mezzogiorno, ... ooh! ... si sta svegliando!
Solo a sera sarà finalmente sveglia!!


PLACCAGGIO DA RUGBY

Nepal 1997.
Contrariamente a quanto viene fatto solitamente, a causa delle incerte condizioni meteo, decidiamo di rinunciare al graduale acclimatamento alla quota e di raggiungere direttamente Jomsom in aereo. Un forte vento aveva condizionato nei giorni precedenti, i collegamenti tra Jomsom e Pokhara ed il servizio era stato momentaneamente sospeso creando non pochi problemi a chi doveva rientrare.
Considerata la brevità del volo - il piccolo Twin Otter a 17 posti della Royal Nepal Airlines con un volo spettacolare nelle strette vallate dominate dalla catena himalayana, impiega meno di venti minuti, per raggiungere la breve pista erbosa di Jomsom - , il fatto non trascurabile che gli effetti del farmaco avrebbero potuto celare eventuali problemi d'altitudine e che ci attende un trekking in quota, Adriana si convince che forse è meglio non prendere medicinali. Saliamo a bordo. Quando tutti i passeggeri sono ai loro posti, i motori accesi e l'unica hostess si accinge a chiudere il portellone, Adriana con un balzo felino dal lato finestrino salta nello stretto corridoio, per raggiungere il portellone e scendere dall'aereo sotto lo sguardo stupito e divertito degli altri passeggeri che non riescono a capire cosa stia succedendo. E' una frazione di secondo, la cinturo per la vita e con un placcaggio da giocatore di rugby, la blocco e la riporto al suo posto.
Il volo sarà un inferno; con le unghie piantate nel mio braccio, continuerà ossessivamente per i diciassette minuti di volo a chiedermi "Dimmi quanto manca","Dimmi quanto manca".
Ogni qualvolta cercavo di liberarmi dalla presa per imbracciare la macchina foto, mi strattonava, sbottando "Tu pensi a fotografare mentre io muoio!".
Ho provato a scattare qualche foto; invece delle montagne mi sono ritrovato un reportage sui particolari dell'aereo: la cappelliera, il rivestimento della fusoliera, gli schienali dei sedili e .... le teste dei piloti!!

Nepal
 
 
 
 
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