" Seguendo Chatwin "
Un viaggio, nel maestoso scenario della zona più a sud del mondo, dove l'avventura, come racconta Sepulveda in "Patagonia Express" è ancora una elementare forma di vita ed in cui è la natura, grandiosa e selvaggia, fatta di spazi immensi e montagne spettacolari, a regalare sensazioni incredibili.
Dal ghiacciaio Perito Moreno che si frantuma nelle acque del lago Argentino, agli imponenti picchi rocciosi del Cerro Torre e del Fitz Roy, dalle guglie delle Torri del Paine allo stretto di Magellano; da Ushuaia, ultima città del continente americano alla Terra del Fuoco; dalle foreste pietrificate alla penisola di Valdes, ambiente naturale unico, per foche, pinguini, balene.
Ed infine Buenos Aires, metropoli variegata, bella ed affascinante, con i suoi palazzi, i quartieri caratteristici, la sua vita, la gente, il tango.
Venerdì 9 ottobre - Partiamo nel cuore della notte per raggiungere l'aeroporto di Malpensa dove alle 07,10 ci aspetta il volo Lufthansa LH 3893 diretto a Francoforte, scalo intermedio della lunga trasferta verso il Sudamerica. Alle 10,50, con trenta minuti di ritardo, lasciamo il suolo europeo; trascorsa l'intera giornata in volo, alle 19,30 (ora locale) atterriamo all'Aeroporto internazionale Ministro Pistarini di Buenos Aires. Ritirati i bagagli, superati i controlli doganali e cambiata la valuta, ci rechiamo al chiosco per la prenotazione dei taxi alla ricerca di un mezzo che ci consenta di raggiungere il centro città, distante trentacinque chilometri e collegato all'area aeroportuale di Ezeiza dall'Autopista 25 de Mayo, autostrada a tre corsie che porta direttamente ai barrios storici della capitale argentina. Percorrendo i trafficati Paseo Colon ed Avenida 9 de Julio, raggiungiamo l'incrocio con Avenida de Mayo; per una manifestazione di protesta tenutasi in serata e non ancora terminata, l'accesso del traffico veicolare all'avenida in cui è ubicato l'hotel presso il quale abbiamo effettuato la prenotazione delle camere, non è ancora consentito. Trovandosi l'hotel Reina nelle immediate vicinanze del posto di blocco della polizia, al taxista viene concesso il permesso di portarci a destinazione ed alle 22, preso finalmente possesso delle camere, possiamo concludere l'interminabile giornata con un meritato riposo.
Sabato 10 ottobre - Non ancora abituati alla differenza di fuso orario, ci svegliamo
all'alba e dopo una abbondante prima colazione, usciamo per una prima presa di contatto con la città. Percorriamo la centralissima Avenida de Mayo, ombreggiato viale alberato su cui sorgono maestosi palazzi ottocenteschi, che dai primi anni del XIX° secolo collega le due principali piazze della capitale: Plaza de Mayo su cui si erge la Casa Rosada e Plaza del Congreso che ospita importanti palazzi governativi. Utilizzando la Subte - la metropolitana - ci portiamo all'enorme terminal degli autobus, situato nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Retiro, per acquistare i biglietti per Puerto Madryn. Optiamo per l'autobus notturno della compagnia El Pinguino, in partenza alle ore 20, che essendo dotato di poltrone cama, ci consentirà di affrontare più comodamente i 1.380 chilometri che separano Buenos Aires dalla provincia del Chubut. Lasciato il terminal, attraversiamo Plaza General San Martin, al cui centro sorge la Torre de los Ingleses, copia del Big Ben donata dalla comunità britannica all'inizio del secolo scorso, per imboccare Avenida Florida, animata via commerciale interamente pedonale; strada facendo ci fermiamo alla Galerias Pacifico, palazzo d'epoca, trasformato in grande magazzino, che vanta un elegante soffitto a volte affrescato nel 1954 da artisti locali. In Plaza de Mayo, ci attende la visita della Cattedrale Metropolitana; costruita nel 1800, in stile barocco, sulle rovine di una chiesa precedente, ospita la tomba del generale Josè de San Martin, uno degli eroi nazionali più amati. Proseguiamo il nostro percorso per le vie dei quartieri storici raggiungendo la celeberrima Casa Rosada, sede degli uffici presidenziali, e dopo aver visitato il museo ospitato nelle sale al piano terreno ci dirigiamo al barrio di San Telmo, il quartiere degli artisti. Caratterizzato da un'atmosfera bohemien, da vecchie abitazioni - i conventillos - e vie acciottolate, ospita in plaza Dorrego, il mercato artigianale; la Feria di San Telmo, mercato delle pulci e dell'antiquariato, si tiene solamente di domenica e così non ci resta che dare uno sguardo alle botteghe di rigattieri e a gallerie antiquarie, situate nelle vie adiacenti. Proseguiamo la nostra lunga passeggiata, raggiungendo Avenida Belgrano, viale di accesso a Puerto Madero, l'antico porto della città, dove lungo le banchine è ormeggiata la fregata Sarmiento, veliero scuola della Marina argentina che tra il 1899 ed il 1938 effettuò più volte il giro del mondo; con il modernissimo ponte pedonale, opera di Calatrava, che attraversa la darsena, raggiungiamo la zona dei docks, dove a ricordo dell'attività portuale sono rimaste le vecchie gru, mentre grattacieli in costruzione hanno ormai preso il posto di magazzini e depositi. Facendo ritorno al nostro albergo, transitiamo nuovamente di fronte alla Casa Rosada, resa più suggestiva dalla calda luce del tramonto ed all'antico e rinomato caffè Tortoni, fondato nel lontano 1854; recuperati i bagagli, utilizzando la metropolitana, raggiungiamo nuovamente il terminal di Retiro. Puntuali, alle 20, iniziamo il lungo viaggio verso sud, alla volta di Puerto Madryn.
Domenica 11 ottobre - Viaggiamo ininterrottamente tutta la notte attraverso la piatta e monotona pampa argentina e dopo i temporali notturni è il sorgere del sole a darci il buongiorno in questa lunga giornata di trasferimento. I
chilometri da percorrere sono molti, inframezzati da brevi soste ai terminal delle città attraversate: Bahia Blanca, Carmen de Patagones, Viedma e San Antonio Oeste. Alle 17, dopo ventuno ore di viaggio giungiamo a destinazione e a piedi raggiungiamo i vicini uffici della Hertz dove provvediamo al ritiro dell'auto, una Chevrolet Corsa, a suo tempo prenotata. Dopo esserci concessi un giro per le vie centrali di Puerto Madryn, cittadina dalle origini gallesi fondata alla fine del 1800, facciamo rotta su Gaiman, villaggio in cui l'impronta della cultura gallese è ancora evidente e dove ci sta aspettando Yolanda, la proprietaria della cabana che avevo contattato tramite e-mail e che ci ha messo a disposizione un grazioso cottage con camere e cucina, che, dopo gli acquisti effettuati al supermercato del paese, utilizziamo per cucinare la cena.
Lunedì 12 ottobre - Con un sole splendente lasciamo Gaiman per raggiungere Trelew, ed
immetterci sulla Ruta Nacional 3, la direttrice che attraversando buona parte della nazione, collega Buenos Aires con la Terra del Fuoco. Percorsi una settantina di chilometri lasciamo la strada nazionale per dirigerci verso la costa atlantica; a Punta Tombo l'asfalto termina e dopo un breve tratto in ripio (ghiaia), la strada si fa sterrata. Ci avviciniamo all'oceano a Punta Pescadero, nei pressi del promontorio di Cabo Razo, da dove proseguiamo per la baia di Camarones. Oltrepassato il villaggio, in cui ritorneremo a trascorrere la notte, raggiungiamo Cabo dos Bahias, riserva naturale che ospita una pinguinera, luogo dove i piccoli pinguini di Magellano vengono a nidificare e a deporre le uova dopo aver scavato nel terreno buche rese più calde e confortevoli da ciuffi di erba secca strappata da bassi cespugli. Dopo esserci recati a Caleta Sara ed aver raggiunto un paio di punti panoramici, aree protette popolate da guanachi, nandù, maras e volpi grigie, imbocchiamo il sentiero delimitato da staccionate, predisposto per non disturbare gli animali, che si addentra nella pinguinera, e che nel periodo della nidificazione vede la presenza di circa 116.000 coppie di pinguini. E' estremamente interessante ed emozionante, osservare i piccoli pinguini all'opera: mentre alcuni sono impegnati nel corteggiamento, altri, deposte le uova, già covano nelle tane; altri ancora sono al lavoro per rendere più comodo ed accogliente il proprio nido.
Martedì 13 ottobre - Dopo la prima colazione in cabana, facciamo un giro per le vie di
Camarones, sferzate, nonostante la bella giornata di sole, da un vento forte e gelido che già nella notte si era fatto sentire con raffiche accompagnate da violenti scrosci di pioggia. E' un piccolo borgo di pescatori, conosciuto perchè vi trascorse la sua infanzia Juan Domingo Peron; oggi a ricordarlo vi è un piccolo museo e la semplice casa rivestita di lamiera in cui visse. Proseguiamo verso sud in direzione di Bahia Bustamante; all'Estancia San Miguel, lasciamo l'auto e dopo aver scavalcato alcune recinzioni che delimitano i pascoli per cavalli e pecore, raggiungiamo con una camminata di circa un'ora, l'oceano. Proseguendo sui ciottoli della spiaggia ci portiamo a Punta Tafor dove speriamo di rintracciare gli scheletri di alcune balenottere spiaggiatesi tempo addietro. Attraversiamo le diverse anse della punta e constatiamo come la forza del vento e la violenza delle onde hanno sparso vertebre ed altri parti dello scheletro su una superficie abbastanza vasta. Ritornati sui nostri passi, lasciamo la costa per raggiungere nuovamente la RN 3; il traffico, che sulle strade secondarie costiere, era pressochè inesistente con l'arrivo a Comodoro Rivadavia, torna ad essere sostenuto. Attraversata la città, puntiamo verso la Cordillera Andina e percorrendo la RN 26, strada che attraversa la Pampa del Castillo, area dove è intensa l'attività estrattiva e numerosi sono i pozzi per l'estrazione dal sottosuolo di gas naturale e petrolio, ci dirigiamo a Sarmiento. Il traffico molto intenso è dovuto, in prevalenza, ai mezzi delle compagnie che lavorano per l'estrazione dei prodotti petroliferi e che dai pozzi e dai punti di stoccaggio, rientrano a Comodoro Rivadavia. Essendo tardo pomeriggio, decidiamo di rimandare a domani la visita alla Foresta Pietrificata e di raggiungere direttamente Sarmiento. Dopo aver peregrinato per le vie cittadine alla ricerca di alberghi e cabanas, riusciamo a contattare telefonicamente Pablo Brambilla, proprietario delle cabanas San Martin, che ci raggiunge per assegnarci uno dei suoi cottage.
Mercoledì 14 ottobre - Dopo esserci recati al locale Ufficio del Turismo per ottenere
informazioni sul parco e sul percorso da seguire, imbocchiamo la strada sterrata che ci porta direttamente alla Riserva naturale geologica del
Bosque Pietrificado Josè Ormachea. Pagato il biglietto d'ingresso ed ascoltate attentamente spiegazioni e raccomandazioni del guardiaparco, iniziamo il trekking tra tronchi d'albero pietrificati portati a valle dalle alluvioni avvenute milioni di anni fa. Camminando sul ciglio di una balconata naturale che domina la cosiddetta area lunare, ampia vallata il cui nome è dovuto alla conformazione del terreno, ci dirigiamo verso il Cerro Colorado, montagna dagli strati rocciosi multicolore che delimita la parte settentrionale del parco, e completiamo il percorso predisposto per i visitatori, aggirando quello che viene chiamato il Sombrero, una roccia a forma di cappello da cui emergono spuntoni di alberi pietrificati. In circa un'ora siamo all'uscita, ma solo dopo che il guardiaparco ha controllato che negli zaini non ci fossero pietre o fossili presi lungo il sentiero, possiamo risalire in auto e riprendere il viaggio. Proseguiamo verso ovest in direzione di Rio Mayo; utilizzando una strada secondaria dal fondo piuttosto sconnesso, raggiungiamo direttamente la Ruta 40, storica direttrice, fino a qualche anno fa interamente sterrata, che dal confine con la Bolivia giunge sino in Patagonia. Fatto rifornimento di carburante nella cittadina di Perito Moreno, centro urbano che presenta caratteristiche toponomastiche e tipologie abitative identiche a quelle degli altri borghi della regione, ci rimettiamo in viaggio. Un susseguirsi di cantieri, dovuti alla realizzazione della nuova sede stradale, ci costringono a viaggiare sia sulla vecchia Ruta 40 che sulla nuova strada ultimata ma non ancora asfaltata. In questo angolo di Argentina, il nulla e l'infinito sono i dominatori assoluti; a farci compagnia, nella steppa patagonica dal profilo dolcemente ondulato, solo pecore, nandù, guanachi e cavalli. Alle 17 giungiamo al bivio per Cueva de las Manos; essendo una fantastica giornata soleggiata, decidiamo di raggiungere le grotte e di effettuare la visita prima del tramonto. Essendo possibili solo visite guidate, prendiamo parte a quella prevista per le ore 18; accompagnati da Gretel, una giovane guida, scendiamo lungo il sentiero che si inoltra nella gola scavata dal rio Pinturas e conduce alle grotte, dove, sulla roccia sono stati dipinti animali, piccole figure umane, scene di caccia e sono presenti centinaia di impronte di mani, riprodotte in moltissimi colori, che si sovrappongono le une alle altre. Disegni inusuali, considerati i più antichi del Sud-America, opera di un popolo indigeno dell'era paleolitica, probabilmente i progenitori dei Tehuelce, i primi abitanti della regione patagonica. Secondo gli studiosi, le pitture evidenziano stili differenti che corrispondono a diversi periodi; le più antiche risalgono a circa diecimila anni fa e si caratterizzano per scene di caccia, in cui gruppi di cacciatori inseguono greggi di guanacos di colore rosso, viola ed ocra. Nel secondo gruppo stilistico, di epoca compresa tra i cinque e i settemila anni fa, il tema centrale è costituito da gruppi di guanacos, rappresentati in posizione statica; le figure umane risultano svincolate dagli animali e sono disegnate, in forma stilizzata, con gambe corte ed un solo braccio. Al termine della visita, ci dirigiamo a Bajo Caracoles, piccolissimo borgo sperduto nella pampa. Troviamo posto all'hotel
locale, affollato dalle maestranze delle imprese che eseguono i lavori per la costruzione della nuova strada, intenti a seguire in televisione la partita di calcio tra la nazionale argentina e l'Uruguay. Ci assegnano le ultime camere disponibili ed in attesa della cena, che per tutti, viene servita alle 21,30, facciamo una passeggiata per le vie del villaggio in compagnia del cane della locanda.
Giovedì 15 ottobre - Alle 8,30, dopo aver effettuato colazione nel bar dell'albergo,
adibito anche a negozio, siamo pronti a rimetterci in viaggio lungo la Ruta 40. In un alternarsi di cantieri, percorriamo gli interminabili
rettilinei che attraversano la pampa e portano al bivio con la sterrata Ruta 29; costeggiamo il lago Cardiel e in un alternarsi di saliscendi
fra bassi rilievi, ultime propaggini della Cordillera Andina, oltrepassiamo Tres Lagos per dirigerci verso El Chalten. Costeggiamo in tutta la sua lunghezza il lago Viedma, mentre di fronte a noi, nell'azzurro intenso di una stupenda giornata di sole, si stagliano, in lontananza, le spettacolari e maestose punte granitiche del Cerro Torre (3.128 mt.), dell'Egger (2.900 mt.), del Solo (2.121 mt.), del Poincenot (3.002 mt.) e del Fitz Roy (3.405 mt.). Depositati i bagagli nelle cabanas scelte tramite internet, proseguiamo lungo la Provincial 23, strada che costeggiando il Rio del las Vueltas, tra fitti boschi di faggi, lengas e nothofagus, termina al lago del Desierto. Attraversando il bosco per raggiungere l'imbarcadero da cui si può ammirare il ghiacciaio Huemules, vediamo due picchi di Magellano dalla caratteristica testa di colore rosso cupo, che incuranti della nostra presenza continuano il loro picchiettare con il becco appuntito alla ricerca di larve nella corteccia degli alberi.
Venerdì 16 ottobre - Giornata dedicata al trekking alla Laguna del Cerro Torre, quella
odierna. Alle 9 lasciamo la cabana e raggiunta la periferia del paese, imbocchiamo il sentiero che attraverso boschi di lengas e nothofagus sale alla Laguna Torre. In un'ora di cammino giungiamo al mirador da cui si possono ammirare le cime che contornano l'intera vallata: sull'estrema sinistra il monte Solo, a cui fa seguito il monte Grande con l'omonimo ghiacciaio fortemente seraccato e dopo alcune vette minori i maestosi picchi del Cerro Torre, dell'Egger e del Cerro Piccolo. Dal mirador, scendiamo nella valle del rio Fitz Roy ed in circa un'ora seguendo un sentiero pressochè pianeggiante che si snoda in parte nel letto del torrente, arriviamo nel punto in cui si diparte il sentiero che porta alle lagune Hija e Madre. Dopo un'altra ora di cammino, giungiamo alla Laguna Torre, lago dalle acque cerulee situato a 670 metri di quota, in cui galleggiano numerosi iceberg staccatisi dal fronte del ghiacciaio Grande. Dopo uno spuntino sulle rive del lago, riscaldati dai raggi del sole, saliamo lungo la morena che circonda il bacino per raggiungere il Mirador Cesare Maestri; un'ora di cammino e siamo nel punto più vicino al Cerro Torre, da cui si domina dall'alto la seraccata del ghiacciaio che si estende fino alle acque del lago. Alle 14,15 iniziamo la discesa e dopo oltre tre ore di cammino, siamo nuovamente a El Chalten.
Sabato 17 ottobre - Ci muoviamo in auto per raggiungere lungo la strada che porta al lago del Desierto, l'Hosteria El Pilar, rifugio a quindici chilometri da El Chalten, punto di inizio del sentiero che conduce alla laguna ai piedi del monte Fitz Roy. Partendo dai 450 metri di El Pilar, dopo aver costeggiato le rive del Rio Blanco, ci inoltriamo in boschi di lengas e nothofagus; il sentiero sale dolcemente fra alberi secchi lasciati a marcire nel bosco e dopo circa due ore di cammino raggiungiamo la laguna Piedra Blancas situata ai piedi dell'omonimo ghiacciaio. In un'altra ora di cammino raggiungiamo il Campamento Poincenot, punto di incrocio con il sentiero che sale dalla laguna Capri; dopo una breve discesa al torrente che attraversiamo su un ponte in legno, risaliamo il crinale sull'altro versante per raggiungere il Campamento Rio Blanco, situato a 800 metri d'altezza, punto di partenza della parte più faticosa ed impegnativa del trekking, e da cui, seguendo il ripido sentiero che si inerpica lungo il crinale sassoso della morena, si giunge ai 1.100 metri della Laguna de Los Tres. La giornata odierna pur essendo soleggiata non è bella come quella di ieri; un vento non eccessivamente forte ma continuo, che ha iniziato a soffiare nella notte, ci ha accompagnato per tutto il cammino. Quando affrontiamo l'ultimo tratto di salita, è ancora più forte ed insistente; in aria cominciano a turbinare i primi fiocchi di neve portati dalla tormenta. Tutti fanno ritorno al Campamento Rio Blanco; decido di proseguire da solo, ma avvicinandomi alla sella, il vento si fa ancora più impetuoso. Incrocio alcuni ragazzi che stanno scendendo; mi riferiscono che è impossibile raggiungere la laguna ai piedi del Fitz Roy a causa della tormenta e del vento. Provo ad avanzare ugualmente, ancorandomi ai massi più grossi quando le raffiche sono più violente e cercando di raggiungere il masso successivo, posto più in alto, quando il vento cala d'intensità. Riesco a raggiungere la prima sella ma proseguire è impossibile, la seconda sella dietro alla quale si apre la morena della laguna dista ancora una trentina di metri; un tratto scoperto in cui non ci sono rocce a cui aggrapparsi e ripararsi. Cerco di scattare qualche foto al Fitz Roy per metà coperto dalle nubi e dopo essere rimasto per alcuni minuti al riparo delle rocce, in attesa di una pausa delle violente folate, cercando di restare il più basso possibile, scendo lentamente e non senza difficoltà lungo il sentiero per il Campamento Rio Blanco. Con il tempo in rapido peggioramento, tra nebbia e nuvole che sempre più basse celano alla vista i monti circostanti, riprendiamo la discesa verso El Pilar. In due ore e trenta minuti siamo nuovamente all'auto; possiamo rientrare alla cabana.
Domenica 18 ottobre - In una giornata soleggiata lasciamo El Chalten alla volta di El
Calafate. Dopo esserci sistemati alla cabana Cerro Matilde, risaliamo in auto, per recarci al parco de Los Glaciares, la cui principale e famosa attrattiva è lo spettacolare ghiacciaio Perito Moreno. Mentre a El Calafate splende il sole, sul Lago Argentino si sono già addensate nuvole nere che in poco tempo portano una fitta pioggia mentre nebbia e nuvole basse nascondono alla vista, sia i monti che il paesaggio circostante. Ci fermiamo alla biglietteria del parco situata all'imbocco della penisola Magallanes per chiedere informazioni ad un guardiaparco che purtroppo ci conferma la scarsa visibilità in tutta la zona del ghiacciaio. Rinunciamo all'acquisto dei biglietti d'ingresso al parco ed in auto ci dirigiamo a Punta Bandera, punto di partenza delle imbarcazioni che effettuano la navigazione sul lago. Viste le pessime condizioni atmosferiche, proviamo a dirigerci verso il Brazo Sur ed il lago Roca; purtroppo il tempo non migliora, continua a piovere e sui rilievi poco sopra di noi, a nevicare; non ci rimane che rientrare a El Calafate.
Lunedì 19 ottobre - La pioggia caduta tutta la notte, con il sopraggiungere del giorno è finalmente cessata. Poco dopo l'alba, lasciamo il cottage ed in auto raggiungiamo Punta Bandera, dove, dal porto Santa Cruz salpano i grossi e moderni catamarani utilizzati per le crociere all'interno del parco, lungo i vari bracci del Lago Argentino. Il porto è molto affollato, numerosi sono gli autobus delle agenzie turistiche che raccolti i turisti negli hotel della città, scaricano gruppi di visitatori ai moli d'imbarco delle diverse imbarcazioni. Anche se le basse nuvole nere, che nascondono le montagne del parco de Los Glaciares, non promettono nulla di buono, abbiamo deciso di effettuare una crociera con la Nueva Leon, moderno catamarano a due piani della Renè Fernandez Campbell, che ha in programma un tour nei diversi bracci del lago. Lasciato il porto, facciamo rotta verso nord. Doppiato il capo di Punta Avellaneda e superata la stretta Boca del Diablo entriamo nel Brazo Norte, propaggine settentrionale del lago Argentino; poco oltre il passaggio di Punta del Quenado, incontriamo i primi grossi iceberg alla deriva. Sotto una fitta nevicata e con un vento molto forte usciamo sul terrazzino di poppa per ammirare lo spettacolo offerto dagli iceberg, le cui spettacolari forme geometriche sono esaltate dalle differenti tonalità di blu, azzurro, grigio e bianco, dei cristalli di ghiaccio. Entriamo nel Brazo Spegazzini, nelle cui acque incrociamo altri iceberg alla deriva e superata Punta Onelli, non potendo entrare nel Brazo omonimo ostruito da imponenti blocchi di ghiaccio, puntiamo verso l'attiguo Brazo Upsala, chiuso nella parte terminale dal fronte del ghiacciaio, una parete di ghiaccio alta una quarantina di metri, avvolta nella parte superiore dalla nebbia, che non ci permette di ammirare le seraccate retrostanti. Nel pomeriggio, iniziamo il viaggio di ritorno; invertita la rotta, solchiamo nuovamente le acque dei bracci percorsi al mattino ma dopo aver doppiato Punta Avellaneda, invece di rientrare in porto, proseguiamo la navigazione nel canale de Los Tempanos per raggiungere lo spettacolare
Perito Moreno. Anche qui neve e vento ci penalizzano, ma possiamo ugualmente vedere lo spettacolo offerto da alcuni grossi blocchi di ghiaccio che
staccatisi dalla seraccata alta oltre sessanta metri, cadono fragorosamente in acqua. Alle 16,30 attracchiamo alle banchine del porto di Santa Cruz;
ripresa l'auto rientriamo nell'area del parco de Los Glaciares. Percorriamo la Provincial 11, la strada che costeggiando il Brazo Rico conduce al
parcheggio e percorrendo le passerelle in metallo che attraversano il bosco, raggiungiamo le balconate che offrono nuove e differenti prospettive
del ghiacciaio Perito Moreno e del lago sottostante.
Martedì 20 ottobre - Solo alle 9 lasciamo la cabana per dirigerci in città dove provvediamo
a rabboccare l'olio al motore della vettura e al cambio di valuta. In una piacevole giornata di sole, lasciamo El Calafate, per proseguire
verso la ormai vicina Terra del Fuoco. Attraversati i piccoli borghi di El Cerrito e di Tapi Aike ed un vasto altopiano a cui fanno da sfondo le
montagne innevate del vicino Cile, raggiungiamo Yacimientos Rio Turbio, desolata cittadina mineraria. Superati i minuziosi controlli doganali
al valico frontaliero di Dorotea, entriamo in Cile e ci dirigiamo a Puerto Natales, passaggio obbligato per chi, come noi, è diretto
al parco delle Torri del Paine. Preso possesso delle camere nella guest-house scelta tramite internet, usciamo a piedi; percorriamo Avenida Bulnes,
ed attraversato il centro della cittadina, raggiungiamo l'area portuale in cui è ormeggiata la flotta dei pescherecci.
Mercoledì 21 ottobre - Lasciamo Puerto Natales e superato il villaggio di Cerro Castillo,
ci dirigiamo, verso il Parco del Torri del Paine. Anche in Cile, le mutevoli condizioni meteorologiche, tipiche della regione patagonica,
non ci sono molto favorevoli; solamente poco prima di varcare l'ingresso del parco, riusciamo a vedere, in lontananza ancora liberi da nubi, sia
il gruppo delle Torri che quello dei Cuernos. In breve tempo, le condizioni volgono al peggio e le nuvole ci nascondono completamente la vista delle
vette. Confidando in un miglioramento, facciamo slittare a domani il trekking in programma, per dedicare la giornata odierna alla scoperta del vasto
territorio del parco che oltre alle conosciute e spettacolari colonne granitiche delle Torri comprende ghiacciai, laghi, fiumi, cascate e foreste.
In auto, costeggiamo le Lagune Amarga e Guanaco, area quest'ultima, che prende il nome dagli omonimi camelidi che normalmente vi pascolano; dopo
esserci fermati al mirador del Lago Nordenskjold ed aver attraversato la guarderia di Pudeto, senza disturbare una volpe intenta a consumare, a
bordo strada, il suo pasto, una grossa lepre catturata poco prima, ci rechiamo a depositare i bagagli nel piccolo bungalow, che utilizzeremo per la
notte, all'interno del camping sul lago Pehoè. Proseguiamo la nostra visita, raggiungendo Salto Chico, stretta gola in cui le acque del lago Pehoè
confluiscono nel rio Paine e nei pressi del Lago Toro imbocchiamo la pista che conduce al Lago Grey. Il tempo ulteriormente peggiorato, ci obbliga
ad attendere nel parcheggio della guarderia Grey, che la pioggia battente diminuisca d'intensità, prima di poterci incamminare verso la lunga
spiaggia che cinge la baia, e dove, dal mirador posto su un promontorio si possono vedere gli iceberg staccatisi dal Glaciar Grey. Ritornati a
Serrano, ci rechiamo al Salto Grande, impetuosa cascata in cui le acque del lago Nordskjold precipitano nel sottostante lago Pehoè e quindi seguendo
un sentiero tra bassi arbusti e piante piegate dai venti andini, con una camminata di circa un'ora, raggiungiamo il Mirador Cuernos. Le condizioni
meteo, sempre molto variabili, ci regalano timidi raggi di sole che fanno capolino tra le nubi che ancora celano i monti, mentre in lontananza
udiamo il rumore sordo delle valanghe che si staccano dal Glacial des Frances.
Giovedì 22 ottobre - Mi alzo poco dopo l'alba e nel cielo sgombro da nubi in cui si staglia
un arcobaleno formatosi sulle acque del lago Pehoè, posso finalmente vedere il Ghiacciaio dei Francesi (Glacial des Frances) ed il massiccio dei
Cuernos nella loro maestosità. In auto ci portiamo alla laguna Amarga e oltrepassato lo stretto ponte saliamo verso la Cascata del Paine e la
Laguna Azul. Nonostante il sole, il cielo parzialmente coperto, ci nasconde la vista delle Torri. Il vento, oggi nuovamente forte, ci sconsiglia
di effettuare il trekking che avevamo programmato lungo il sentiero che, già normalmente battuto dai venti, risale la valle del rio Ascensio fino
al Campamento Chileno, ai piedi della parete orientale delle Torri. Consultati i guardiaparco e considerate le previsioni meteo per i giorni a
venire, decidiamo di non fermarci oltre e risaliti in auto effettuando a ritroso la strada dell'andata, ritorniamo a Puerto Natales. E' primo
pomeriggio; dopo aver fatto rifornimento di carburante puntiamo verso Punta Arenas. La strada in cemento corre monotona attraverso una
steppa di radi e bassi cespugli fino allo stretto di Magellano, passaggio scoperto nel 1520 da Don Hernando Magallanes, che costeggiamo sino alla
periferia della città.
Venerdì 23 ottobre - Facciamo colazione nella sala dell'hostal gestito da Maribel, in
compagnia di Patricia, medico di El Calafate, e della madre venute a fare acquisti al centro commerciale nella zona franca di Punta Arenas.
Perdendoci in un amichevole scambio di chiacchiere, facciamo più tardi del solito; solamente alle 9 lasciamo l'hostal per dirigerci verso Forte
Bulnes. Percorrendo la Ruta 9 che costeggia lo Stretto, risaliamo la penisola di Brunswick e dopo esserci fermati a vedere il relitto della fregata
Lord Lonsdale, arenatasi sulla spiaggia, raggiungiamo Forte Bulnes, costruzione in legno risalente al 1843. Transitando da Puerto Hambre,
piccolo villaggio di pescatori e primo insediamento spagnolo della zona, facciamo ritorno a Punta Arenas, dove ci rechiamo negli uffici della
Transportadore Broom Austral, per prenotare il passaggio sul ferry per Porvenir di domattina. Quindi a piedi ci dedichiamo alla visita della parte
storica della città, fondata nel 1848 come guarnigione militare e colonia penale. Percorrendo Avenida Bulnes, raggiungiamo la centrale piazza Munoz
Gamero attorno a cui si ergono la maggior parte degli edifici storici, risalenti al XIX° secolo, il periodo di maggior fulgore della città: il
Palacio Braun Menendez, oggi sede del museo regionale, la casa Sara Braun, il monumento a Magellano, la Cattedrale ed il Castello di pietra,
edificio appartenuto ad un lontano parente di Bruce Chatwin, l'autore del libro "In Patagonia". Intirizziti dalle folate di gelido vento antartico,
facciamo rientro in hostal dove discorriamo amabilmente con Maribel intenta a preparare con l'aiuto della madre, biscotti per la colazione.
Sabato 24 ottobre - Dopo un ottima prima colazione con i biscotti preparati da Maribel,
alle 8, siamo al molo della Broom Austral, situato nei pressi della base della Marina militare per essere imbarcati sulla Crux Australis, nave
traghetto in servizio sullo Stretto di Magellano. Dopo una notte di vento e pioggia, il tempo è migliorato, non piove, ed in assenza di vento, il
mare è quasi calmo. Pochi i mezzi a bordo: alcune auto, qualche pick-up ed un paio di autocarri; molto più numerosi i passeggeri, studenti,
lavoratori e persone venute a fare acquisti nella zona franca di Punta Arenas, che rientrano, per il week-end, nella Terra del Fuoco cilena. La
navigazione iniziata tranquillamente, con il giungere al centro dello Stretto, si fa più agitata; le condizioni del mare sono cambiate ed onde
lunghe provocano il rollio del traghetto. Adriana e Roberto ne patiscono ben presto le conseguenze e lasciano la colazione del mattino nei sacchetti
messi a disposizione di chi soffre di mal di mare; Daniela, che se la fa sotto per la paura, e non solo in senso metaforico, riesce a trovare una
toilette libera, giusto in tempo per non riempire i pantaloni. Per tutta la traversata il mare resta mosso, solo entrando nella piccola rada che
precede il punto di attracco le onde perdono vigore e mentre Adriana mettendo i piedi a terra si riprende velocemente, non altrettanto si può dire
di Roberto. Ripresa l'auto, lasciamo la zona portuale di Porvenir; la strada, costeggiando il mare, si snoda in un continuo saliscendi su
bassi rilievi dai dirupi rocciosi a strapiombo sulle acque dello Stretto a cui si alternano spiagge sassose con capanni di lamiera utilizzati dai
pescatori. A Puerto Nuevo lasciamo la costa; attorno a noi, nuovamente la pampa. A San Sebastian, affrontiamo l'ennesimo valico di frontiera tra
Cile ed Argentina; superati i controlli doganali, eccoci nuovamente in territorio argentino, dove ritroviamo l'asfalto che ci accompagnerà fino a
Ushuaia. Il tempo è, come sempre, estremamente mutevole; dopo una mattinata di nuvole, Rio Grande ci accoglie con il sole, ma percorsi pochi
chilometri, ci troviamo ad attraversare una tempesta di neve provocata al vento antartico. A Tolhuini, le condizioni sono nuovamente migliorate e
costeggiato il lago Fagnano, saliamo attraverso declivi boscosi coperti da una coltre nevosa di una decina di centimetri, al valico di Passo
Garibaldi. Superata la Sierra, alle 19 siamo ad Ushuaia; per la mancanza di camere disponibili, la ricerca di una sistemazione per le
prossime notti si rivela alquanto problematica, ma grazie ad un cartello con la scritta "alloggio in affitto", posizionato nel giardino di una
villetta nella zona di Las Violetas, troviamo posto a Mi cabana, l'abitazione di Mabel e Roberto che dispone, in mansarda, di un grande alloggio
indipendente.
Domenica 25 ottobre - Alle 9 lasciamo il nostro appartamento ed in auto attraversiamo
la città pressochè deserta; è domenica mattina, le strade sono vuote, i negozi chiusi, solo al porto stanno caricando dei container su una nave
attraccata ad uno dei moli. Appena fuori città, superiamo il gate che sancisce l'ingresso al Parco nazionale della Terra del Fuoco; fra
boschi di faggi australi, percorriamo l'ultimo tratto della Ruta Nacional 3, che dopo 3.079 chilometri ha termine nella baia di Lapataia, selvaggia
insenatura in cui si trovano i resti di antichi insediamenti indigeni. Camminando su passerelle in legno, saliamo al mirador, da cui si diparte il
sentiero che si inoltra nel bosco, composto principalmente da due varietà endemiche di nothofagus, il lenga dal fusto diritto ed il nire dal fusto
contorto, ricoperti, come spesso abbiamo visto anche altrove, da un muschio filoso conosciuto come "la barba dei vecchi". Raggiunta la torbiera di
Paseo de Turbal, proseguiamo lungo il sentiero della Castorera, fino ad un ampio bacino parzialmente ostruito da una diga naturale costruita dai
castori. Ripresa l'auto, ci spostiamo al lago Roca e alla baia Ensenada, dove in un piccolo locale su un pontile in legno si trova l'ufficio
postale più a sud del mondo. Nel pomeriggio facciamo ritorno ad Ushuaia, per visitare le numerose esposizioni ospitate nei bracci dell'ex penitenziario; varcato l'ingresso, iniziamo la visita dal braccio numero quattro, che ospita il Museo del Presidio. Nelle celle ristrutturate, è tangibile la tetra atmosfera carceraria, resa ancora più realistica dalla presenza di manichini, arredi ed oggetti dell'epoca; una ricostruzione che aiuta a comprendere la storia dell'istituto penale e di alcuni suoi ospiti che sono stati realmente detenuti in quelle celle per aver compiuto delitti efferati o in quanto prigionieri politici. Le condizioni reali in cui si trovava il carcere, la cui costruzione ebbe inizio nel 1902, si possono vedere nel braccio cinque, l'unico non restaurato, che lasciato nelle condizioni in cui versava quando venne chiuso nel 1947, ancora reca sui muri delle celle, scritte, segni ed incisioni lasciate dai detenuti. Proseguiamo con la visita al Museo Marittimo, un'esposizione di fotografie e modelli di imbarcazioni che hanno navigato nelle pericolose acque patagoniche; molte foto, ne ricordano il naufragio avvenuto nel canale di Beagle o nelle acque limitrofe. Passiamo quindi al Museo Antartico, che oltre a raccontare la storia di diverse spedizioni effettuate in Antartide, è dedicato anche alle varie specie di pinguini presenti sia sul suolo antartico che su quello argentino. Concludiamo la visita con il Museo di Arte Moderna, le cui sale al piano terreno sono dedicate a mostre fotografiche mentre il piano superiore è riservato a mostre tematiche temporanee ed a esposizioni sulla storia del servizio postale nella Terra del Fuoco e sulla città di Ushuaia. Una visita inusuale ed interessante, sia per la singolarità dei locali espositivi che per i temi trattati ed i reperti esposti.
Lunedì 26 ottobre - Ci spostiamo in direzione di Rio Grande per raggiungere l'Estancia
Remolino, dove lungo le rive del canale di Beagle, stretto tratto di mare di fronte all'isola Navarino, che deve il suo nome al brigantino inglese
che tra il 1831 ed il 1836 circumnavigò il globo al comando di Robert Fitz Roy, con un giovane Charles Darwin a bordo, si trova il relitto di una
imbarcazione affondata negli anni '30. La zona è ora una base militare della marina e l'accesso non è più consentito; siamo costretti a ritornare
sui nostri passi. La strada costeggia le rive del canale in un susseguirsi di capanni e povere abitazioni; poco prima di Puerto Almanza, piccolo
villaggio di pescatori, da un'imbarcazione ormeggiata sulla spiaggia, vediamo scaricare grosse ceste ricolme di centolle, grossi granchi
reali australi, appena pescati. Proseguiamo lungo la costa, battuta da venti impetuosi che hanno modellato gli alberi situati lungo la strada,
facendone assumere strane forme "a bandiera", fino a raggiungere l'Estancia Haberton, storica fattoria, i cui edifici in legno furono
fatti erigere nel 1886, dal missionario inglese Thomas Bridges, in un ansa riparata dai venti. Ritornati a Rancho Hambre, proseguiamo verso nord,
lungo una sinuosa strada fangosa, che in un contesto collinare di boschi e vasti pascoli, attraversa le proprietà di diverse estancias; in un'ora
arriviamo a Cabo San Pablo, e già in lontananza vediamo erigersi maestoso, al centro dell'insenatura, il relitto della Desdemona, nave
mercantile varata ad Amburgo nel 1951, naufragata nella baia. Lasciata l'auto, ci avviciniamo, attraversando la spiaggia flagellata da un vento
gelido; la marea si sta ritirando velocemente, tanto da consentirci di giungere fin sotto lo scafo che presenta un largo squarcio a poppa, appena
sopra l'elica, da cui si può guardare all'interno della stiva che ancora contiene una piccola parte del carico: sacchi di cemento. Naufragata nel
1985, è ancora integra, seppure molto corrosa dalla ruggine. Fra raffiche di vento e scrosci improvvisi di pioggia frammista a neve, facciamo
ritorno all'auto; rientrando ad Ushuaia, saliamo al Glaciar Martial da cui la vista spazia sulla città, sul porto e sul canale di Beagle.
Martedì 27 ottobre - Alle 7, con il sole che finalmente splende sulla baia, lasciamo Mi
cabanas, l'abitazione di Mabel e Roberto, per iniziare il lungo viaggio verso nord. Percorriamo nuovamente la strada che porta al valico di Passo
Garibaldi, e per la prima volta, riusciamo a vedere i monti che contornano Ushuaia, sgombri da nubi. Avvicinandoci al passo, i pochi mezzi che
incrociamo ci fanno segno di procedere con cautela; dopo poche curve capiamo il motivo: la poca neve caduta nella notte, gelata e pressata dal
passaggio degli autoarticolati provenienti dal porto, ha trasformato la strada in una lastra di ghiaccio. Procediamo con prudenza, oltrepassato il
valico, il sole facendo capolino fra i monti, comincia ad ammorbidire il ghiaccio; superati i punti più critici, scendiamo al lago Fagnano e
lasciate alle spalle le cittadine di Tolhuin e Rio Grande, poco prima delle 11 siamo al valico di frontiera di San Sebastian. Attraverso basse
colline, lagune e pozzi petroliferi, utilizzando la statale 257, ci dirigiamo al punto di attracco del traghetto che in trenta minuti, consente di
attraversare lo Stretto di Magellano, collegando Puerto Espora a Punta Delgada. Percorrendo la strada costiera, ci rechiamo all'estancia abbandonata
di San Gregorio, dove sulla spiaggia antistante giacciono i relitti di due imbarcazioni, l'Ambassador, clipper costruito a Londra nel 1869
e naufragato trenta anni dopo, ed il vascello a vapore Amadeo costruito a Liverpool nel 1893 e rimasto in servizio fino al 1932, anno del suo
naufragio. Lasciato lo Stretto, proseguiamo verso la frontiera e lasciato definitivamente il Cile proseguiamo verso Rio Gallegos, città
portuale e polo dell'industria energetica a cui fanno capo le imprese minerarie e petrolifere che operano nella regione.
Mercoledì 28 ottobre - Usciamo dall'hotel per recarci a cambiare i pesos cileni rimastici.
Aprendo la casa di cambio solamente a metà mattina, proviamo a rivolgerci agli sportelli di alcune banche presenti in centro città ma per tutte
la risposta è univoca e laconica: il cambio della valuta è riservato ai soli correntisti. Non potendo fare altro che aspettarne l'apertura,
passeggiamo per le vie del centro; alle 10,30 possiamo rimetterci in viaggio lungo la RN 3, i cui lunghi rettifili si perdono nell'immensità della
pampa, dove l'unica presenza è data da qualche solitario guanaco. Raggiungiamo l'Estancia Monte Leon sede del parco omonimo; dopo esserci
registrati ed aver avuto ragguagli ed informazioni sulla percorribilità dei sentieri all'interno del parco, raggiungiamo l'ingresso, distante sei
chilometri, dove ha inizio la strada in ripio che scende verso l'oceano. Lasciata l'auto, raggiungiamo con una camminata di un paio di chilometri,
la Pinguinera, per spostarci quindi alla Cabeza de Leon, promontorio roccioso a strapiombo sul mare dalla vaga forma di una testa di leone, dove
sulle rocce emerse con la bassa marea, si crogiola pigramente ai caldi raggi del sole, una colonia di leoni marini. Facendo ritorno all'auto, ci
fermiamo al mirador, posizionato di fronte al piatto isolotto di Monte Leon, dimora di migliaia di cormorani imperiali. Riprendiamo nuovamente la
RN 3 e ci dirigiamo verso Comandante Piedra Buena, piccola cittadina che prende il nome da colui che per primo innalzò, nel 1859, la bandiera
argentina; sono solamente le 18, decidiamo di proseguire e di fermarci per la notte a Puerto San Julian.
Giovedì 29 ottobre - Dopo un giro per le vie di Puerto San Julian, centro balneare
caratterizzato dalla presenza sul lungomare, del Museo tematico Nao Victoria, riproduzione in scala naturale dell'omonimo galeone, una delle
imbarcazioni della spedizione di Magellano, e del monumento dedicato agli Eroi delle Malvinas, su cui è stato posizionato il caccia Mirage
dell'Aeronautica militare autore della prima missione, partita proprio dalla base di San Julian nel maggio del 1982, nel corso della breve guerra
per il predominio sulle isole Falklands, riprendiamo il viaggio lungo la RN 3. Percorsi 137 chilometri, svoltiamo sulla RP 49, strada in ripio,
dal fondo sassoso in pessime condizioni, unica via d'accesso al Monumento nazionale del Bosque Pietrificado. Nel ripartire dopo una sosta
nei pressi di Laguna Grande, percepiamo un forte odore di benzina, che scopriamo essere dovuto ad una perdita di carburante dal filtro benzina,
che posto sotto il pianale, è stato danneggiato da una pietra. Raggiunto il parco, controlliamo nuovamente la situazione; il filtro perde
copiosamente. Impensabile tornare indietro e cercare di raggiungere un centro abitato. La zona non ha copertura per i telefoni cellulari e di
conseguenza ci rivolgiamo al guardiaparco, Florencia, una giovane signora che qui vive con il marito Martin, per sapere come possiamo fare per
contattare l'agenzia presso cui abbiamo noleggiato l'auto. L'unica possibilità è quella di contattare la direzione del parco a Caleta Olivia, che a
sua volta chiamerà la Hertz di Puerto Madryn. Acceso il generatore per poter utilizzare il computer, Florencia contatta tramite un programma di
messaggistica, il proprio capo Pablo, affinchè questi, chiami la Hertz. In attesa di un carro attrezzi che da quanto ci viene riferito ci verrà
inviato al più presto, ci dedichiamo alla visita del parco che presenta enormi alberi pietrificati, adagiati al suolo, molto ben conservati. Sono
alberi giganteschi, predecessori delle attuali araucarie, che durante il periodo giurassico vennero abbattuti da violente eruzioni vulcaniche, e
che si possono ammirare lungo un percorso molto panoramico, che snodandosi tra i fossili permette di vedere il lago Grande, asciutto per le poche
precipitazioni invernali, contornato dai pinnacoli dei rilievi circostanti costituiti, anch'essi, da materia lavica eruttata. Al rientro, Florencia
ci informa che in un collegamento successivo, dalla sede le hanno comunicato che non si sa quando sarà disponibile il carro attrezzi ma che nel
frattempo arriverà a prenderci un remise (taxi) che ci condurrà a Caleta Olivia. Unici visitatori del parco, passiamo il resto del
pomeriggio, ospiti di Florencia e Martin, in attesa che il taxi, una Renault 21 alquanto malmessa, arrivato solamente alle 20,30, con un viaggio
di tre ore, ci porti a Caleta Olivia.
Venerdì 30 ottobre - Usciamo dall'hotel e ci rechiamo alla vicina sede dei parchi
nazionali dove incontriamo Pablo Agnone, che come molte altre persone conosciute nel corso del viaggio, ha lontane origini italiane, e che ha
gestito i contatti con la Hertz di Puerto Madryn. Una telefonata in nostra presenza, ci conferma che un'auto sostitutiva è stata inviata al nostro
albergo, dove giungerà in tarda mattinata; non ci resta che attenderne l'arrivo, passeggiando per il centro della moderna cittadina, fondata agli
inizi del '900 sul golfo di San Jorge e che ha come unica attrattiva, un curioso monumento - El Gorosito - edificato per celebrare il lavoro
dell'Obrero petrolero, l'operaio del settore petrolchimico. Ritornati in hotel, vediamo sopraggiungere l'auto sostitutiva, seguita dalla
nostra vettura. Chiedo ragguagli al tipo della Hertz che la guida; è un meccanico inviato da Puerto Madryn che riferisce di essere partito
con un collega, ieri sera e di aver raggiunto nella notte, il Parco del Bosque Pietrificado. Dopo averne atteso l'apertura, ed ottenuto le chiavi
dell'auto, da noi consegnate a Martin e a Florencia, ha provveduto alla sostituzione del filtro danneggiato. Venendo verso Caleta Olivia, anche la
loro auto ha patito lo stesso inconveniente e sono giunti in ritardo, così sostengono, per aver dovuto riparare anche il loro mezzo. Finalmente
alle 13,45 possiamo nuovamente riprendere il viaggio; poco prima di Rada Tilly, veniamo fermati ad un posto di blocco della polizia, che
rileva la mancanza della revisione dell'auto ed alcune irregolarità nei documenti della vettura. Non è la nostra giornata più fortunata; dopo una
lunga discussione con notevole perdita di tempo, riusciamo ad ottenere il rilascio di un verbale in cui la contestazione delle irregolarità,
imputabili unicamente alla Hertz, venga indirizzata direttamente alla società di noleggio, proprietaria del mezzo. Passata Comodoro Rivadavia,
ritroviamo la strada già percorsa all'andata; un tratto molto monotono con chilometrici rettilinei battuti da un teso vento trasversale. Passiamo
Trelew ed alle 19 siamo a Puerto Madryn; dopo aver trovato posto in un residence, che ci mette a disposizione un'intera casetta di tre piani,
ci rechiamo al terminal degli autobus, per acquistare i biglietti per il bus che domenica sera ci riporterà a Buenos Aires.
Sabato 31 ottobre - Percorrendo la vecchia strada costiera dal fondo in ripio ci dirigiamo
verso Playa Doradillo e le altre spiagge che contornano la baia di Golfo Nuovo, dove, nel periodo compreso tra i mesi di giugno e dicembre, è
possibile vedere esemplari di balena franca austral (eubalena australis) che in questa ansa riparata, considerata un'area naturale per la
riproduzione, si accoppiano e dopo una gestazione della durata di circa un anno, partoriscono. Siamo diretti al parco nazionale della penisola di
Valdes, area protetta, caratterizzata da coste a strapiombo sul mare, habitat ideale anche per molte specie di uccelli che qui giungono a
svernare. Superata la biglietteria, ci fermiamo al centro visitatori, costruito di fronte all'Isla des Pajaeros, dove pannelli esplicativi esposti
nelle sale del museo, che ospita anche lo scheletro di un balenottero trovato morto a Caleta Valdes nel 1985, illustrano le caratteristiche di flora
e fauna presenti nel parco. Superato l'istmo Carlos Ameghino, stretta striscia di terra che collega la penisola di Valdes al continente e separa il
Golfo di San José dal Golfo Nuovo, raggiungiamo Puerto Piramides e trovata la sistemazione per la notte, ci rechiamo presso alcune agenzie turistiche
che propongono o effettuano con imbarcazioni proprie, escursioni per l'avvistamento delle balene. Dopo aver valutato varie opportunità, optiamo per
l'ultima uscita pomeridiana proposta da Peke Sosa. Prenotati i posti, ci dirigiamo a Punta Delgada, dove dall'alto della scogliera, un mirador
permette di vedere una colonia di elefanti marini adagiati sulla battigia e dopo essere transitati per Punta Cantor e Caleta Valdes, dove
ritorneremo domani con l'alta marea, rientriamo a Puerto Piramides, per effettuare l'escursione in barca. Con il sole che lentamente comincia
a tramontare, ci dirigiamo verso il centro dell'ampio golfo antistante l'abitato di Puerto Piramides; siamo in compagnia di altri dieci
passeggeri che scopriamo essere nostri connazionali che stanno effettuando un viaggio organizzato da un'agenzia di Torino. Dopo soli quindici minuti,
al centro della baia vediamo due balene australi in compagnia dei loro piccoli; le seguiamo. Curiose, girano intorno alla nostra imbarcazione,
mettono l'enorme muso coperto di calli di colore chiaro fuori dall'acqua, sbuffano vigorosamente grazie alle aperture sul dorso che consentono
spruzzi alti fino a quattro metri, sbattono vigorosamente le pinne pettorali sulla superficie del mare ma purtroppo, questi enormi mammiferi marini,
lunghi fino a diciotto metri e del peso di oltre cinquanta tonnellate, le cui caratteristiche caratteriali sono la docilità e la curiosità, non ci
regalano lo spettacolo della pinna caudale levata in aria mentre si inabissano.
Domenica 1 novembre - Usciamo di primo mattino per poter essere nella zona di Punta Cantor,
distante circa settanta chilometri, verso l'ora in cui l'alta marea è ai massimi livelli. Scendendo lungo il sentiero che conduce verso l'oceano
dove alcuni elefanti marini distesi sulla spiaggia si godono il sole mattutino, vediamo avanzare nelle acque antistanti delle orche, facilmente
riconoscibili per la pinna dorsale ed il corpo bianco e nero perfettamente visibile, quando nel loro procedere, fuoriescono interamente
dall'acqua. Le seguiamo con lo sguardo mentre si addentrano alla ricerca di possibili prede nelle acque chiuse della baia di Caleta Valdes; un
guardiaparco ci conferma che il gruppetto è composto da quattro femmine ed un maschio. Ci spostiamo alla vicina pinguinera, dove i pochi pinguini
presenti, sono intenti a covare le uova deposte e dove ci accorgiamo, nuovamente, della presenza delle orche che lentamente stanno riguadagnando
il mare aperto. Risaliti in auto, costeggiando la baia di Caleta Valdes, ci dirigiamo a Punta Norte, dove è presente una colonia di elefanti marini,
per proseguire fino alla Loberia di Puerto Piramides, dove possiamo vedere alcune femmine di leone marino in compagnia dei loro cuccioli, mentre
al largo, nella baia, sono ben visibili gli spruzzi lanciati in aria dalle balene. Lasciamo il parco e facciamo ritorno a Puerto Madryn per la
restituzione dell'auto alla Hertz. Le procedure di riconsegna vanno un po' troppo per le lunghe; si sta facendo tardi e così è lo stesso personale
dell'agenzia a portarci al terminal dove ci aspetta l'autobus della compagnia Condor Estrella, dotato di poltrone cama, che ci riporterà
a Buenos Aires.
Lunedì 2 novembre - Dopo una notte di viaggio attraverso una pampa sempre più verde, alle
14,30 siamo all'Aeroparque, l'area dell'aeroporto di Retiro, nelle cui vicinanze sorge il terminal degli autobus. Utilizzando la metropolitana
raggiungiamo il nostro hotel; dopo una doccia rigenerante siamo nuovamente in strada. Come già era capitato in occasione del nostro primo arrivo
in città, Avenida de Mayo è interessata da una manifestazione di protesta e l'adiacente Avenida 9 de Julio è presidiata dalle forze di polizia che
fronteggiano i manifestanti: ragazzi con il viso coperto da passamontagna, muniti di fionde e sassi e donne con bambini, che sedute a terra, fra
vecchi pneumatici d'auto utilizzati per ostruire la sede stradale, reggono striscioni e cartelli di protesta. Raggiungiamo il Palazzo del Congreso
de la Nacion Argentina, edificio costruito nei primi anni del '900 su modello del Campidoglio di Washington, sede del Senato e della Camera dei
Deputati, e di fronte al quale, nei giardini situati al centro della piazza omonima, il Monumento a los Dos Congresos commemora i due congressi,
tenutisi a Buenos Aires e a Tucuman nel 1810 e nel 1816, che portarono l'Argentina all'indipendenza.
Martedì 3 novembre - Dedichiamo la giornata odierna alla visita di alcuni dei più popolari
e caratteristici quartieri di Buenos Aires: Recoleta, Retiro, San Telmo. Spostandoci a piedi lungo Avenida de Mayo ed Avenida Callao raggiungiamo
il barrio di Recoleta, quartiere residenziale ricco e moderno, in cui sono presenti molti edifici storici che richiamano l'architettura
parigina e che deve il suo nome ai frati missionari agostiniani "Recoletos", che agli inizi del XVIII° secolo, in quella che era la periferia della
città, costruirono un convento e la chiesa di Nostra Senora del Pilar, accanto alla quale, oggi, si trova il Cementerio della Recoleta. Nello
splendore di magnifiche tombe, veri e propri mausolei celebrativi, decorati da statue e sculture, costruiti nei più vari stili architettonici,
riposano generazioni di argentini appartenenti alle famiglie più prestigiose della capitale. Vi sono sepolti molti personaggi che hanno fatto la
storia dell'Argentina: presidenti della Repubblica, scrittori, scienziati e politici, tra cui Evita Duarte Peron, il cui corpo riposa nella tomba
di famiglia. Proseguendo lungo Avenida Alvear ci dirigiamo al quartiere di Retiro; lasciata Plaza General San Martin ci dirigiamo verso il
Museo de las Armas e proseguendo lungo Avenida 9 de Julio raggiungiamo Plaza Lavalle, dove sorge uno dei simboli culturali della città, il
Teatro Colon, enorme edificio di sette piani in grado di ospitare oltre tremila persone, che dal 1908, anno della sua inaugurazione, ospita opere e
concerti di musica classica, la cui vista ci è però negata da una impalcatura che nasconde l'intero edificio a causa di lavori di restauro.
Proseguiamo fino all'Obelisco, monumento costruito nel 1936 per celebrare il quarto centenario della fondazione della città, situato all'intersezione
tra Avenida Corrientes ed Avenida 9 de Julio, da dove utilizzando la metropolitana ci spostiamo nel barrio di San Telmo, il quartiere più
antico della città, dove antichi ed austeri palazzi coloniali fondendosi con le armoniose e sensuali movenze dei ballerini di tango che si esibiscono
nelle vie, ci regalano il fascino unico del vero barrio porteño.
Mercoledì 4 novembre - In metropolitana raggiungiamo nuovamente il terminal degli autobus
di Retiro, per acquistare, agli uffici della Chevalier, i biglietti per l'autobus diretto a San Antonio de Areco, in partenza alle 9,30. Due
ore di viaggio e siamo a destinazione; dal terminal sulla RN 8, a piedi raggiungiamo la centrale Plaza Arellano ed oltrepassato il Ponte Vejo
raggiungiamo il Museo gauchesco "Ricardo Guiraldes" dedicato agli usi, ai costumi ed agli aspetti tipici della vita dei gauchos. Per una intera
settimana, a partire da oggi, San Antonio de Areco sarà sinonimo di Fiesta de la Tradicion, tipica festa argentina, occasione in cui i gauchos, i
cowboys delle pampas, da settanta anni si ritrovano, per partecipare a sfilate e sfidarsi in gare di abilità a cavallo ed in rodei. Iniziamo con la
visita al Museo, che sospendiamo verso le 13, per raggiungere l'area in cui è in programma la charla dei gauchos, dimostrazione in cui, i
gauchos dopo aver provveduto alla sellatura dei cavalli si esibiscono lanciandosi al galoppo, nella cattura di vitelli utilizzando il lazo.
Terminata la visita al museo, ritorniamo al villaggio; passeggiando per le vie dello storico e caratteristico borgo rurale, raggiungiamo la fermata
degli autobus Chevalier, provenienti da Rio Cuarto. Alle 19,30 siamo nuovamente a Buenos Aires; dal terminal di Retiro in metropolitana raggiungiamo Microcentro, la zona in cui è situato il nostro hotel. Siamo ormai al termine del viaggio, e nel nostro soggiorno porteño non può mancare una serata con un'esibizione di tango; così, strada facendo ci fermiamo a cena al "36 billiardes" dove si esibiscono una coppia di tangueros ed il cantante Pablo Lago che interpreta, con l'accompagnamento di due chitarristi, musiche e canzoni di Gardel e Piazzolla.
Giovedì 5 novembre - E' l'ultima giornata a Buenos Aires ed in autobus raggiungiamo il
quartiere di La Boca, uno dei più caratteristici e coloriti della città, un tempo, povero insieme di baracche in cui trovavano rifugio gli
immigrati appena sbarcati in Argentina. A piedi raggiungiamo El Caminito, pittoresca via, famosa per i variopinti edifici in legno, ricostruiti
negli anni cinquanta e che, in seguito ad un progetto del pittore Benito Quinquela Martín, ispiratosi all'antica tradizione ottocentesca degli
immigranti genovesi di dipingere con le rimanenze di sgargianti pitture navali le facciate delle abitazioni, è stata trasformata da luogo in degrado,
in un museo a cielo aperto. In un susseguirsi di ritrovi e ristoranti, di ballerini di tango che si esibiscono nelle vie, di mimi, cantanti e
venditori di souvenir, passeggiamo per le animate e folkloristiche vie del quartiere; percorrendo Avenida Don Pedro Mendoza, costeggiamo l'inquinato
rio Riachuelo, per raggiungere uno dei luoghi simbolo de La Boca, la Bombonera, lo stadio dove disputa le proprie partite casalinghe il
Boca Juniors, la squadra di calcio in cui iniziò la sua carriera, Diego Maradona, ancor oggi osannato da vistosi murales dipinti sui muri di
trasandati palazzi. Nel tardo pomeriggio facciamo rientro in hotel e recuperati i bagagli, in taxi, raggiungiamo l'aeroporto Ministro Pistarini di
Ezeiza dove alle 21,50 ci imbarchiamo sul volo Lufthansa diretto a Francoforte.
Venerdì 6 novembre - Dopo una lunga trasvolata intercontinentale, nel pomeriggio atterriamo
al Flughafen Frankfurt am Main, il più grande aeroporto tedesco; un paio di ore di attesa ed alle 16,30 siamo in partenza per l'ultima tratta aerea,
quella che ci porterà a Milano Malpensa.
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